Il trattamento sistemico neoadiuvante consiste nella somministrazione della chemioterapia prima dell’intervento chirurgico, associandola quando indicato a farmaci biologici. Questo approccio venne sviluppato già negli anni ’70 per trattare tumori al seno localmente avanzati non operabili ma oggi è adottato, sempre più spesso, anche per i tumori in stadio iniziale. Anticipare la chemioterapia permette di ridurre il volume del tumore e di facilitarne l’asportazione, a favore di interventi chirurgici più conservativi. Inoltre, se la chemioterapia neoadiuvante ha ottenuto una risposta patologica completa, cioè si riscontra l’assenza di malattia invasiva sia nel seno sia nei linfonodi, dopo l’intervento chirurgico e c’è l’evidenza di una ottima prognosi a distanza, non c’è necessità di sottoporsi a ulteriori cicli di trattamento.
I regimi chemioterapici utilizzati in fase adiuvante, cioè dopo la chirurgia, sono in genere efficaci anche come trattamenti neoadiuvanti.
La valutazione
Le donne in corso di trattamento neoadiuvante devono sottoporsi a periodiche valutazioni cliniche, in genere dopo ogni ciclo di terapia, per valutare la risposta patologica e assicurarsi che il tumore non progredisca. La chirurgia viene programmata al recupero dalle tossicità del trattamento. Per le pazienti in progressione durante il trattamento neoadiuvante, giudicate comunque operabili, le linee guida di AIOM suggeriscono di anticipare la fase chirurgica. Diversamente, le pazienti inoperabili dovrebbero essere proposte per una nuova linea di chemioterapia.
Tumori in stadio iniziale
Le donne con carcinoma mammario in stadio iniziale (compresi gli stadi I o IIA) sono candidate idonee per la chemioterapia neoadiuvante nel caso in cui la chirurgia conservativa non sia proponibile, per esempio a causa di un elevato rapporto tumore-seno o perché la localizzazione del tumore impedisce l’operazione. Nel caso di tumori triplo negativo o HER2+ maggiormente aggressivi, la chemioterapia neoadiuvante è fortemente incoraggiata: questi sottotipi tumorali sono particolarmente sensibili alle cure e vi è, di norma, l’indicazione al trattamento adiuvante. Nei tumori triplo negativo e HER2+ la terapia neoadiuvante consente una valutazione precoce dell’efficacia della chemioterapia: la presenza o meno di malattia invasiva dopo la terapia neoadiuvante rappresenta un fattore di prognosi e di ricalibrazione della successiva chemioterapia adiuvante, che segue cioè l’intervento chirurgico. Per le donne con carcinomi mammari HR+ e/o HER2- non è ancora chiaro l’effettivo beneficio di una chemioterapia piuttosto che una terapia endocrina neoadiuvante.
Tumori in stadio avanzato
Indipendentemente dal sottotipo, le donne con carcinoma mammario localmente avanzato (stadio IIB-IIIC), sono di fatto sempre candidate alla chemioterapia neoadiuvante per due motivi: innanzitutto, nella maggioranza dei casi non sono immediatamente operabili; in secondo luogo, il rischio di recidiva giustifica un programma di chemioterapia sistemica.