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Le prospettive dell’immunoterapia

Sotto il termine “immunoterapia” rientrano almeno tre strategie diverse: gli inibitori dei checkpoint immunitari, i vaccini, e la terapia cellulare

Mentre per alcuni tumori solidi, come il melanoma, l’immunoterapia è una realtà consolidata ormai da alcuni anni, per il tumore al seno questa rivoluzione deve ancora arrivare. Uno dei motivi è che il tumore al seno stimola meno di altri la naturale risposta del sistema immunitario: è meno immunogenico. Sono però in corso numerosi studi clinici che stanno testando strategie di immunoterapia per il tumore al seno metastatico, in particolare per il triplo negativo, dove abbiamo i primi risultati positivi. Quello che ci si aspetta è che l’immunoterapia potrebbe dare maggiori risultati per le forme che sviluppano molte resistenze. Il primo studio che ha combinato un inibitore di checkpoint immunitario alla chemioterapia ha dato risultati incoraggianti1.

Sotto il termine “immunoterapia” rientrano almeno tre strategie molto diverse: quella degli inibitori dei checkpoint immunitari, i vaccini, e la terapia cellulare.

INIBITORI DEI CHECKPOINT IMMUNITARI

Il tumore è in grado di rilasciare molecole che lo rendono invisibile al sistema immunitario: sfrutta, in realtà, un “sistema di controllo” che nelle persone sane evita le risposte immunitarie quando non servono. Questo sistema si basa su proteine che si legano ai linfociti T (cellule del sistema immunitario) e li frenano. Tali sistemi si chiamano checkpoint, cioè posti di blocco. Una delle strategie dell’immunoterapia è quella di eliminare questi posti di blocco, in modo che le cellule T non siano più frenate e possano riconoscere e attaccare il tumore. Si utilizzano quindi farmaci detti inibitori dei checkpoint immunitari, che impediscono il legame tra le proteine “freno” e i linfociti T. Ad oggi, nel tumore al seno questa strategia ha dato pochi risultati, proprio perché, anche senza freni, il nostro sistema immunitario è poco propenso ad attaccare le cellule tumorali. Insomma, non basta togliere il blocco, ma bisogna dare anche una spinta.

VACCINI

La filosofia dei vaccini è quella di sempre: stimolare il sistema immunitario a riconoscere e a reagire contro un estraneo (che sia virus o una molecola presente sulle cellule del tumore poco importa). Quello che si sta tentando di fare, quindi, è usare delle molecole presenti esclusivamente sul tumore, generarle sinteticamente in laboratorio e poi usarle per mettere a punto un vaccino, per stimolare i linfociti T in modo altamente specifico contro queste molecole. E, di conseguenza, contro il tumore.

LA TERAPIA CELLULARE

La terapia cellulare è la più complessa, costosa e innovativa delle strategie immunoterapiche. La si sta testando da qualche anno per i tumori liquidi (leucemie e linfomi), mentre sono ancora molto poche le sperimentazioni sui tumori
solidi. Semplificando molto, si tratta di prelevare i linfociti T dei pazienti, individuare quelli in grado di attaccare il tumore o modificarli geneticamente per renderli tali, farli moltiplicare in laboratorio e reintrodurli. Attualmente, per
il tumore al seno è stato pubblicato un solo studio2 di questo tipo, che ha dato risultati promettenti. Ma si tratta di una sperimentazione in fase precoce e questa terapia non è disponibile per l’uso clinico.