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coronavirus

Europa Donna Italia, insieme a più di 290 associazioni oncologiche internazionali, ha firmato una lettera aperta da far pervenire sui tavoli dei politici di tutto il mondo e voluta dalla ECPC, la Coalizione europea dei pazienti oncologici: l'obiettivo è mettere in atto provvedimenti concreti affinché i sistemi sanitari nazionali, messi in crisi dalla pandemia, garantiscano le cure contro il cancro.

Europa Donna Italia ha stilato una lista di siti web ufficiali per facilitare la ricerca di informazioni sulle vaccinazioni anti Covid per "pazienti fragili/estremamente vulnerabili con patologie oncologiche” in ogni Regione italiana e in particolare per:

  • pazienti con patologia tumorale maligna in fase avanzata non in remissione
  • pazienti oncologici e onco-ematologici in trattamento con farmaci immunosoppressivi, mielosoppressivi o a meno di 6 mesi dalla sospensione delle cure
  • genitori di pazienti sotto i 16 anni di età.

 

Per maggiori info sulle disposizioni nazionali consultare l'ordinanza n°6 del 9 aprile 2021.

Firenze – Oltre due milioni di esami di screening oncologici in meno, 600 mila dei quali mammografici. È il risultato della seconda indagine realizzata dall'Osservatorio Nazionale Screening (ONS) che ha confrontato gli esami effettuati nel periodo compreso tra il primo gennaio e il 30 settembre di quest'anno con i corrispettivi del 2019.

Milano – Timidamente ma con determinazione lo screening mammografico in Italia si prepara a ripartire. Sebbene l'emergenza sanitaria abbia costretto ovunque la sospensione i controlli di primo livello, già dal mese di aprile alcune Regioni hanno iniziato a muoversi. L'Osservatorio Nazionale Screening monitora la riapertura progressiva dei programmi di screening raccogliendo le delibere regionali.

Nei mesi scorsi, la pandemia di Covid-19 ha costretto le Regioni e le Province autonome a sospendere lo screening mammografico di primo livello dando priorità alle misure di contenimento del contagio e alla sicurezza di operatori sanitari e pazienti. Tuttavia, il ritardo nella diagnosi può peggiorare la prognosi della malattia: a due mesi dall’inizio dell’emergenza sanitaria i tempi sembrano maturi per avviare un ragionamento sulla ripresa dei programmi.