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Proseguono le ricerche sul recettore AXL, la cui espressione è associata a prognosi sfavorevole nelle donne con tumore al seno HER+. Uno studio canadese ha dimostrato che, bloccando l’azione di questa proteina, si riducono le probabilità di metastasi e, più in generale, si ripristinano le condizioni ambientali idonee affinché il sistema immunitario aggredisca le cellule tumorali.

Pazienza se, per il secondo anno, il congresso si è tenuto in modalità virtuale: quello della Società statunitense di Oncologia clinica (ASCO), tenutosi dal 4 all’8 giugno, rimane il più importante appuntamento annuale dell’oncologia mondiale, atteso con impazienza da pazienti, ricercatori e aziende. Come le monoposto di Formula 1 anticipano alcune delle soluzioni che ritroveremo nelle autovetture di domani, così il congresso statunitense è la vetrina delle terapie che verranno, delle innovazioni e delle aspettative.

Le terapie antitumorali non dovrebbero basarsi unicamente sulla tipizzazione molecolare del tumore ma considerare anche la genesi delle cellule che lo compongono. A questa conclusione giunge uno studio pubblicato su PNAS e coordinato dal biologo cellulare Jianming Xu del Baylor College of Medine di Houston, che dimostra come l’aggressività di un tumore ER-/HER2+ possa cambiare a seconda delle cellule da cui si è originato.