Tumore al seno e fertilità: la questione è aperta in tutta Europa
Tumore al seno e fertilità: la questione è aperta in tutta Europa. Cancer and Family Planning. Un tema importante, che è stato affrontato da Europa Donna Europa al Parlamento Europeo a Bruxelles il 28 febbraio. È fondamentale infatti mettere a punto un programma di informazione capillare, che arrivi a tutte le donne con una diagnosi di tumore. Dati alla mano: attualmente solo circa il 5% delle pazienti con cancro al seno ha una gravidanza dopo la diagnosi, a causa di paura e idee sbagliate. Come ha sottolineato Stella Kyriakides, commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare ed ex presidente di Europa Donna, nel suo discorso di apertura, «perdere la fertilità a seguito di una diagnosi di cancro al seno non è un effetto collaterale necessario che si deve accettare. La conservazione della fertilità deve diventare parte del piano di trattamento per tutte le donne diagnosticate e le opzioni disponibili devono essere spiegate».
La gravidanza dopo la malattia è sicura, con percentuali di successo pari al 65%, come ha chiarito Fedro Peccatori – Direttore dell’Unità di Fertilità e Procreazione all’interno della Divisione di Oncologia Ginecologica presso l’Istituto Europeo di Oncologia. Ha poi aggiunto «un accesso equo alla conservazione della fertilità dovrebbe essere garantito a tutti i giovani pazienti oncologici in tutta l’UE». Certo, la strada da percorrere è ancora lunga com’è emerso dall’intervento di Katie Rizvi, co-fondatrice di Youth Cancer Europe. Nella maggior parte dei piani nazionali contro il cancro, infatti, la fertilità non è nemmeno menzionata: è necessario invece potenziare la ricerca su questa tematica, intraprendere azioni più concrete in ogni Stato membro. Il diritto di una persona ad avere una famiglia, ha sottolineato, non dovrebbe essere considerato un dono, è una questione di diritti umani. Sulla stessa linea di pensiero e di azione anche la presidente di Europa Donna Europa, Tanja Spanic, a cui è stato diagnosticato un carcinoma mammario duttale invasivo nel 2008 all’età di 26 anni e che ha raccontato il suo lungo viaggio verso la maternità nel 2020. Oltre alla conservazione della fertilità alla diagnosi, ha chiesto che le opzioni di fecondazione in vitro siano rese disponibili dopo il trattamento e l’adozione e ha invocato il diritto dei pazienti all’oblio per qualificarsi come “sani” e quindi avere il diritto di richiedere l’adozione.
CONCLUSIONI
Nel suo intervento conclusivo, Marzia Zambon, direttore esecutivo di Europa Donna, ha sottolineato l’esigenza di istituire unità di onco-fertilità all’interno dei centri oncologici per affrontare i problemi di fertilità, la pianificazione familiare, la contraccezione, nonché informare sulla possibilità di adozione, con costi a carico dal sistema sanitario nazionale o rimborsati dall’assicurazione sanitaria nazionale.