Alimentazione e tumore: sfatiamo qualche mito
Alimentazione e tumore sono due punti che ricorrono spesso nei discorsi relativi alle pratiche di prevenzione primaria. Per quanto sia ormai assodato che le abitudini alimentari siano tra i fattori di rischio modificabili più importanti per ridurre la possibilità di insorgenza di patologie cardiovascolari, metaboliche e tumorali, l’iperinformazione digitale e il diffondersi delle fake news hanno gettato ombre ingiustificate su alcuni alimenti, al tempo stesso eleggendone altri a superfood miracolosi.
Cogliamo l’occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, celebrata ogni anno il 16 ottobre su iniziativa dell’ONU, per dissipare alcuni dubbi e diffondere maggiore consapevolezza sul reale nesso tra alimentazione e tumore.
La soia fa male?
La soia, legume il cui consumo si è imposto principalmente nei paesi asiatici, è ricca di fitoestrogeni, composti vegetali che devono il nome ad una struttura chimica non dissimile da quella degli ormoni femminili (gli estrogeni, appunto). Forse anche a causa dell’assonanza con questi ultimi, i fitoestrogeni – e per estensione la soia stessa – vengono a volte ritenuti pericolosi, soprattutto in ottica oncologica.
Questo malinteso nasce dalla mancata comprensione del funzionamento dei fitoestrogeni, nello specifico degli isoflavoni, la cui composizione è certamente simile a quella degli ormoni femminile, ma che agiscono diversamente nell’organismo. Non solo non esistono prove che la soia aumenti il rischio di cancro, ma alcuni studi, come ricorda l’AICR (American Institute for Cancer Research), ipotizzano addirittura che questo alimento possa svolgere funzione protettiva nei confronti del cancro alla mammella.
Il glutine è dannoso?
Di principio il glutine è realmente dannoso solo per le persone affette da celiachia o intolleranza al glutine. In questi casi, quindi, il pericolo è reale e in parte legato al cancro: l’assunzione di glutine da parte dei soggetti intolleranti genera infatti una risposta immunitaria che a lungo andare può aumentare il rischio di tumore, in particolare di adenocarcinoma intestinale e di linfoma non-Hodgikin.
Salumi e carni lavorate sono cancerogene?
Sì: a confermarlo è stata la IARC (International Agency for Research on Cancer), con un articolo scientifico pubblicato nel 2015 e basato sulla revisione di centinaia di altri studi epidemiologici sul tema. La pubblicazione ha decretato l’inserimento dei salumi e delle carni lavorate nel gruppo 1 delle sostanze cancerogene, ossia quello per il quale esistono prove consolidate di un aumento del rischio di cancro, soprattutto a carico del colon-retto.
Secondo i dati, è sufficiente un consumo di circa 50 grammi al giorno per influenzare le possibilità di insorgenza di un tumore: ne consegue quindi che il consumo di questi alimenti debba avvenire molto sporadicamente.
Piccole quantità di alcol fanno bene alla salute?
La risposta arriva ancora una volta dall’AICR. Sebbene venga spesso citato il ruolo del resveratrolo, una sostanza organica contenuta anche nella vite e a cui sono attribuite proprietà antiossidanti, l’alcool è un cancerogeno del gruppo 1 esattamente come i salumi e la carne rossa.
L’AICR, inoltre, sottolinea come non esista una quantità di alcol ritenuta priva di rischi per la salute e quindi non in grado di aumentare il rischio di cancro. Nello specifico, le patologie tumorali che sembrano maggiormente correlate al consumo di alcolici sono il cancro al seno, al colon-retto, al fegato, allo stomaco e al cavo orale, nonché al tratto esofageo.
I cibi anticancro esistono davvero?
Purtroppo, nessun alimento, per quanto benefico, può metterci totalmente al sicuro dal rischio di cancro. È senz’altro vero che l’alimentazione corretta e lo stile di vita sano riducono il rischio di malattie in maniera sensibile – secondo alcuni studi, fino al 30% -, ma nessun cibo in sé può essere inteso come “superfood” antitumorale, come a volte suggerito da riviste ed articoli. Si pensi ad esempio alla curcuma, in passato descritta come “killer” del cancro senza che ce ne fossero le prove.
Esistono però categorie di alimenti dai benefici comprovati, in primis quelli che caratterizzano la dieta mediterranea: legumi, cereali integrali, frutta e verdura a foglia verde.