L’oncologia europea si mobilita per i pazienti ucraini
L’emergenza umanitaria provocata dalla guerra in Ucraina ha provocato finora più di tre milioni di rifugiati in altri paesi. Le strategie di Europa Donna, istituzioni comunitarie e società scientifiche per accogliere i pazienti oncologici in fuga.
La guerra in Ucraina ha provocato finora oltre tre milioni di rifugiati ma che potrebbero lievitare rapidamente con la prosecuzione del conflitto. Al momento, i flussi migratori interessano soprattutto i paesi confinanti, primo fra tutti la Polonia che ha già accolto oltre 2 milioni di persone, ma presto investiranno anche gli altri stati, Italia compresa: il nostro Paese ospita la più grande comunità di ucraini dell’Unione europea (236 mila persone a tutto il 2021, metà delle quali residenti in appena tre Regioni: Lombardia, Campania ed Emilia-Romagna) e dunque sarà una delle destinazioni finali più interessate dall’esodo. Al momento, sono quasi 60 mila le persone che si sono già ricongiunte con i familiari residenti nel nostro Paese. Tra questi, ci sono un numero ancora imprecisato di pazienti oncologici per i quali l’interruzione delle cure salvavita rappresenta un’emergenza nell’emergenza. Senza dimenticare le persone che convivono con un tumore ma che sono rimaste in Ucraina, senza aver la possibilità di proseguire le terapie. Il decreto stabilisce che gli ucraini potranno accedere alle strutture di accoglienza anche senza status di richiedente protezione internazionale. In queste settimane frenetiche non sono mancate, per fortuna, le iniziative di supporto da parte di istituzioni, associazioni di pazienti e società scientifiche. In questo articolo proviamo a riassumere le principali.
EUROPA DONNA
Fin dall’inizio del conflitto, Europa Donna – la coalizione continentale contro il tumore al seno – ha instaurato un dialogo quotidiano con Europa Donna Ucraina, impegnata a monitorare le ricadute della guerra sulle pazienti oncologiche: disponibilità dei farmaci, accesso alle terapie, assistenza nelle strutture ospedaliere così come nei campi profughi allestiti alle frontiere. La presidente di Europa Donna, la slovena Tanja Španić, è inoltre in contatto con Stella Kyriakidou, commissaria europea per la salute, nonché con società scientifiche europee e altre organizzazioni di pazienti. Europa Donna ha predisposto un sistema di coordinamento tra le proprie sedi nazionali in Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria per ottimizzare sforzi e risorse delle iniziative di supporto. Il messaggio lanciato da Europa Donna è chiaro: fare gioco di squadra e privilegiare la cooperazione, evitando sovrapposizioni o, peggio, improvvisando attività per le quali non si possiedono le competenze. E che dunque, pur nelle migliori intenzioni, possono rivelarsi inutili se non dannose o pericolose. Per lo stesso motivo Europa Donna suggerisce di fare sempre riferimento all’Unione europea e agli altri organismi intergovernativi impegnati nel fornire assistenza d’emergenza, comprese organizzazioni come la Croce Rossa e Unicef. Nel sito di Europa Donna sono riportati alcuni siti per informarsi e sostenere le donne con tumore al seno, sia in Ucraina che nel proprio Paese.
L’UNIONE EUROPEA
I ministri dell’Interno dell’Unione europea, nel Consiglio giustizia e affari interni del 3 marzo scorso, hanno approvato all’unanimità l’istituzione di un meccanismo di protezione temporanea in risposta all’afflusso di sfollati dall’Ucraina. Per la prima volta dalla sua approvazione, i ministri hanno deciso di attivare la direttiva 2001/55/CE la quale prevede norme minime per l’accoglienza. La direttiva, per esempio, garantisce agli sfollati una protezione temporanea di un anno, rinnovabile fino a tre, che consente loro di godere di diritti armonizzati in tutta l’Unione, ottenendo “un permesso di soggiorno, la possibilità di esercitare un’attività lavorativa dipendente o autonoma, l’accesso a un alloggio adeguato, l’assistenza sociale necessaria,l’assistenza medica o di altro tipo, e mezzi di sussistenza”.
LA RETE ECO-ASCO
Anche società scientifiche e fondazioni si sono mobilitate per l’Ucraina. Dopo essersi coordinate con l’ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’European Cancer Organisation (ECO) e l’American Society of Clinical Oncology (ASCO) hanno messo in piedi una rete di supporto a cui hanno rapidamente aderito decine di altri enti, tra le quali European Society for Medical Oncology (ESMO), American Cancer Society (ACS), European School of Oncology (ESO), Cancer Research e la Fondazione Umberto Veronesi. Tra gli strumenti messi a disposizione di pazienti oncologici e medici ucraini vi è una piattaforma multilingue, costantemente aggiornata, che raccoglie le iniziative di supporto messe in piedi nei vari paesi nonché una serie di informazioni sulla gestione delle malattie oncologiche in tempo di guerra. Tra gli aiuti offerti anche una linea telefonica per ricevere il consulto di un oncologo – anche se non si ha con sé la cartella clinica – o di uno psicologo.