Come cambia la sanità italiana grazie a PNRR e legge di bilancio
Oltre 20 miliardi dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, 2 in più ogni anno fino al 2024 grazie alla legge di bilancio: il 2022 è la più grande occasione di sempre per adeguare e migliorare il servizio sanitario nazionale.
Una montagna di soldi. Nella sua esistenza, la sanità nazionale non ha mai ricevuto investimenti così imponenti come quelli che si appresta a ricevere a partire dal 2022. Al netto delle misure eccezionali dovute all’emergenza Covid, i miliardi promessi dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), finanziato dai fondi europei, e dalla legge di bilancio, pongono la parola fine al decennio di potature selvagge, nel quale i vari governi hanno tagliato gli investimenti e gli aumenti di spesa previsti per il sistema sanitario, permettendo all’inflazione di erodere di anno in anno la modesta, ma pur sempre crescente, spesa sanitaria. Anche per questo motivo, il 2022 è perciò la più grande occasione di sempre per adeguare l’assistenza sanitaria alle esigenze degli italiani, anche alla luce delle carenze emerse durante la pandemia. Ma partiamo con ordine.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede sei missioni fondamentali. La sesta è proprio la Salute, per la quale sono destinati investimenti per 15,6 miliardi dal fondo europeo per la ripresa (Next Generation EU). In aggiunta, sono previsti 1,7 miliardi dal programma di assistenza per la coesione (React-Eu) e 2,9 dal fondo complementare istituito dal governo italiano. La somma totale è di 20,2 miliardi di euro. Come ammette lo stesso governo, la pandemia ha reso ancora più evidenti alcuni aspetti critici di natura strutturale, che in prospettiva potrebbero essere aggravati dall’accresciuta domanda di cure derivante dalle tendenze demografiche, epidemiologiche e sociali in atto. Tra le principali criticità rilevate vi sono: significative disparità territoriali nell’erogazione dei servizi, in particolare in termini di prevenzione e assistenza sul territorio; un’inadeguata integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e servizi sociali; tempi di attesa elevati per l’erogazione di alcune prestazioni; una scarsa capacità di conseguire sinergie nella definizione delle strategie di risposta ai rischi ambientali, climatici e sanitari.
L’esperienza della pandemia ha inoltre evidenziato l’importanza di poter contare su un adeguato sfruttamento delle tecnologie più avanzate, su elevate competenze digitali, professionali e manageriali, su nuovi processi per l’erogazione delle prestazioni e delle cure e su un più efficace collegamento fra la ricerca, l’analisi dei dati, le cure e la loro programmazione a livello di sistema. La missione “Salute” del PNRR si articola perciò in due componenti: reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale (7 miliardi); innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale (8,63 miliardi). Le principali riforme previste sono:
– la riforma della sanità territoriale e degli standard strutturali necessari per la realizzazione di un nuovo modello organizzativo della rete di assistenza territoriale;
– la riforma sulla legge relativa al nuovo assetto istituzionale sulla prevenzione in ambito sanitario, sposando l’approccio One Health;
– la riorganizzazione della rete degli istituti di ricerca e di cura a carattere scientifico;
– investimenti infrastrutturali dedicati alle persone con disabilità e agli anziani, a partire dai non autosufficienti.
Per quanto riguarda il cosiddetto terzo settore, ovvero gli enti come le associazioni di volontariato e quelle di promozione sociale che operano e si collocano al di fuori del settore pubblico e di quello commerciale, esso figura nella missione 5 del PNRR denominata “Inclusione e coesione”. Per questa missione sono stanziati complessivamente 19,8 miliardi, più della metà dei quali (11,2 miliardi) sono destinati a potenziare “infrastrutture sociali, comunità, famiglie e terzo settore”. La riforma del terzo settore subirà inoltre un’accelerazione dal momento che oggi mancano ancora importanti decreti attuativi.
Infine, la sanità potrà contare anche sulle risorse assicurate dalla legge di bilancio, la cui approvazione – slittata più volte – dovrà avvenire necessariamente entro la fine dell’anno. Il testo dell’ultimo disegno di legge prevede, tra le altre misure, due miliardi in più per il fondo sanitario nazionale per ciascuno degli anni 2022-2024, un altro miliardo e 850 milioni per farmaci e vaccini Covid e poi la stabilizzazione del personale sanitario precario assunto durante l’emergenza, per la quale si stima una spesa complessiva (a valere comunque sulle risorse del fondo sanitario) di circa 690 milioni nel 2022 che scenderà a circa 625 milioni a decorrere dal 2023. Una montagna di soldi, come si scriveva all’inizio. Che però dovranno essere spesi bene.