Conclusa la petizione “Chemio: se posso la evito”: oltre 15 mila le firme
Milano – Presentati i risultati della campagna «Chemio: se posso la evito»: la petizione ha raccolto più di 15 mila firme e raggiunto oltre 564 mila utenti. Ora le firme saranno recapitate al Ministero della Salute per sollecitarlo a emanare il decreto attuativo che permetterà alle Regioni di attingere all’istituzione dell’apposito fondo nazionale.
Ogni anno nel nostro Paese 8 mila donne con carcinoma mammario vengono sottoposte inutilmente alla chemioterapia. A quasi tre mesi dall’istituzione dell’apposito fondo nazionale di 20 milioni di euro, i test genomici per il carcinoma mammario non sono ancora disponibili gratuitamente in tutta Italia. Per migliorare la qualità di vita delle pazienti e permettere risparmi di preziose risorse pubbliche bisogna accelerare le procedure affinché questi esami siano disponibili senza alcuna spesa. Per questo Europa Donna Italia chiede un intervento diretto e immediato del Ministero della Salute affinché approvi al più presto il decreto attuativo. Europa Donna Italia si è battuta perché non solo in Lombardia, Toscana e Provincia Autonoma di Bolzano – dove i test sono finanziati da fondi regionali – ma in tutta la Penisola si possa evitare la somministrazione di chemioterapie inutili. I principali risultati dell’iniziativa sono stati presentati oggi in una conferenza stampa virtuale.
In poco più di due mesi sono state raccolte oltre 15.000 firme alla petizione on line. Sono poi stati raggiunti oltre 564 mila utenti attraverso un’intensa attività sui principali social network. “Abbiamo ottenuto buoni risultati e un ottimo sostegno da parte di pazienti, caregiver, clinici e semplici cittadini. Ora bisogna approvare rapidamente un decreto attuativo” afferma Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia. Il successo dell’iniziativa conferma quanto sia sentita la necessità della personalizzazione delle cure, soprattutto in questo momento difficile caratterizzato dal Covid-19. “Ringraziamo il Governo e il Parlamento per quanto fatto finora. Bisogna però al più presto emanare il provvedimento che renda effettivamente utilizzabili i test genomici senza costi per le donne” riprende D’Antona.
Alla conferenza stampa virtuale, moderata dal giornalista scientifico Mauro Boldrini, sono intervenuti anche Vito De Filippo, Membro della XII Commissione Affari Sociali della Camera e primo firmatario dell’emendamento alla Legge di bilancio, Carlo Tondini, direttore dell’Oncologia medica dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e Francesco Cognetti, presidente della fondazione “Insieme contro il cancro”.
“L’emendamento sui test genomici alla Legge di bilancio è stata una vittoria dell’ascolto: abbiamo ascoltato le Società scientifiche e le Associazioni Pazienti, e il Parlamento ha agito. La campagna di Europa Donna Italia ci aiuterà a battere il ferro finché è caldo; assicuro il mio impegno a sollecitare il Ministero della Salute affinché si concluda quest’ultimo passaggio per rispondere alle richieste dei clinici e delle pazienti” ha affermato Vito De Filippo.
““I test genomici, oltre a offrire alle pazienti la possibilità di evitare i pesanti effetti collaterali della chemioterapia, rappresentano una fonte di risparmio importante per i conti pubblici. Nello studio BONDX, condotto in Regione Lombardia su 400 pazienti, abbiamo provato a quantificare da un punto di vista economico i vantaggi ottenuti. La ricerca ha evidenziato come l’uso di due test, da 2.000 euro ciascuno, abbia evitato una chemioterapia dal costo di 7.000 euro. Il risparmio diretto sulla spesa farmaceutica regionale ammonta a circa 3.000 euro per paziente a cui vanno aggiunti i costi indiretti per malati e caregiver. Con circa 15mila pazienti idonee a fare il test in Italia si si eviterebbero circa 8-10mila chemioterapie ogni anno” spiega Carlo Tondini.
“A tre mesi dall’approvazione della legge non è stato prodotto alcun atto formale se non l’istituzione di una commissione di ben 28 membri, che ancora non si è riunita, con l’incarico di sancire il percorso di ripartizione del fondo. Tutto ciò in contrapposizione con le raccomandazioni del presidente Draghi a prendere decisioni rapide in questo periodo di emergenza. Anche questa decisione non può più essere rinviata” afferma Francesco Cognetti.
“Siamo grate alla Provincia autonoma di Bolzano, alla Regione Lombardia e alla Toscana – dove i test sono stati resi gratuiti grazie all’impegno di una nostra socia – per aver reso accessibile questo importante strumento diagnostico. Tuttavia non è più ammissibile che nel nostro Paese il percorso di cura e la qualità di vita di una donna con tumore al seno dipenda dal caso fortuito di risiedere in una Regione piuttosto che in un’altra” ha concluso D’Antona: “le pazienti, i medici, i carevigers e le istituzioni si uniscono al nostro appello al Ministero della Salute affinché sia assicurata equità e qualità di cura a tutte le cittadine italiane”.
Alla campagna «Chemio: se posso la evito» hanno aderito società scientifiche e associazioni tra cui AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), SIAPEC (Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citopatologia Diagnostica), Cittadinanzattiva, EURAMA, Fondazione Insieme Contro il Cancro, Fondazione ONDA, Fondazione The Bridge, Komen, IncontraDonna, LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) e Senonetwork.