Sospensione screening, un finanziamento straordinario per recuperarli
Per recuperare le prestazioni di screening oncologici non erogate durante l’emergenza Covid, le Regioni possono ottenere un finanziamento straordinario: è una delle «misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell’economia» del decreto di agosto, che dal 14 ottobre è stato convertito in legge.
Lo Stato assegna un finanziamento straordinario alle Regioni che devono recuperare le prestazioni di screening – oltre che ambulatoriali e di ricovero ospedaliero – che non sono state erogate durante l’emergenza Covid: lo stabilisce la legge 126, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 13 ottobre ed entrata in vigore il giorno seguente, che rende permanente il decreto n.104 dello scorso agosto. Le «misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell’economia» erano state emanate dal governo in forma di decreto in una situazione di grave necessità, nella quale non c’era margine per l’intervento del parlamento, ma sarebbero decadute se le Camere non avessero convertito il decreto in legge. Ora invece, con la legge 126, l’efficacia del provvedimento è stata confermata.
L’articolo 29 della legge, che delinea gli «strumenti straordinari» per recuperare gli screening oncologici e le altre prestazioni ambulatoriali e ospedaliere sospesi a causa dell’emergenza Covid, specifica che la spesa autorizzata da parte delle Regioni è di «complessivi 478.218.772 euro». Per ricevere il finanziamento necessario, ogni Regione dovrà elaborare un piano operativo per il recupero delle liste di attesa, specificando i modelli organizzativi prescelti, i tempi di realizzazione e la destinazione delle risorse. Tutto questo entro il 31 dicembre 2020.
Pur rientrando tra le prestazioni inserite nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), con l’arrivo del Covid-19 gli screening oncologici purtroppo sono stati considerati dalle Regioni alla stregua di servizi procrastinabili. Con il risultato che, solamente nei primi cinque mesi dell’anno, non sono state eseguite ben 472.389 mammografie, il 53,8% in meno rispetto al 2019, secondo Il rapporto dell’Osservatorio Nazionale Screening. Un dato preoccupante, che rischia di determinare un aumento dei tumori diagnosticati in fase avanzata nei prossimi mesi e un aumento della mortalità fra qualche anno.
Nonostante l’emergenza epidemica non sia cessata, le Regioni stanno cercando di recuperare il ritardo accumulato ma i problemi da risolvere sono numerosi e urgenti. Primo tra tutti, la carenza di personale medico e sanitario e la disponibilità di spazi adeguati. Inoltre una ripresa efficiente dello screening implica la messa in sicurezza degli operatori sanitari, l’adozione di misure di prevenzione per gli utenti fino al rispetto delle priorità in base ai livelli di rischio individuale. C’è da augurarsi che le risorse stanziate dalla legge possano veramente dare una boccata d’ossigeno a una messa a regime degli screening e che tutte le donne possano tornare a sottoporsi con regolarità ai controlli di diagnosi precoce. (E.S.)