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Scoperta firma molecolare delle microcalcificazioni maligne

Milano – I processi di calcificazione sono fondamentali per la salute delle ossa tuttavia, in alcuni casi, possono essere un segnale della comparsa di un tumore al seno. Uno studio italiano, pubblicato sulla rivista Cancer Research, ha individuato alcune caratteristiche peculiari delle microcalcificazioni maligne che potrebbero consentire, nel caso in cui la mammografia fosse sospetta, di evitare alla donna di sottoporsi a biopsia.

Sebbene in oltre la metà dei casi la lesione si riveli di natura benigna, la presenza di microcalcificazioni nel seno è un segnale della possibile comparsa del tumore al seno. L’origine della loro formazione rimane poco compresa ma, in caso di microcalcificazioni sospette, di norma viene effettuata una biopsia dei tessuti circostanti: è stato infatti osservato che, se una lesione tumorale è presente, è probabile che si sviluppi nei loro dintorni. La biopsia rimane tuttora l’unico metodo efficace per stabilire la natura della lesione, ma si tratta di un esame invasivo e costoso, non di rado associato ad ansia e stress. 

Nei prossimi anni, un’alternativa meno cruenta potrebbe giungere dalle ricerche condotte dai ricercatori degli Istituti clinici scientifici Maugeri di Pavia e dell’Università di Milano, con colleghi dell’Istituto di Cristallografia del CNR a Bari, dell’Università di Pavia e dell’Istituto Paul Scherrer, in Svizzera, impegnati nel verificare l’esistenza di una correlazione tra le caratteristiche biochimiche delle microcalcificazioni e il tumore.

I ricercatori hanno sottoposto 473 microcalcificazioni provenienti dalle biopsie di 56 donne con una diagnosi certa, sia maligna che benigna, a spettroscopia Raman. Si tratta di una tecnica di analisi semplice e non distruttiva, che sfrutta l’interazione della luce con la materia per ottenere informazioni sulla struttura o sulle caratteristiche di un campione. In parallelo, i campioni sono stati sottoposti a diffrattometria a raggi X per confermare la struttura cristallina delle calcificazioni.

Le microcalcificazioni associate al tumore sono risultate più omogenee e più ordinate, suggerendo che la loro formazione possa dipendere da processi attivi e con tempistiche relativamente rapide. In aggiunta, si è visto che anche le microcalcificazioni situate a una relativa distanza dal tumore, e non solo quelle al suo interno, hanno caratteristiche di malignità. Secondo gli autori, ciò indicherebbe che il tumore influenza l’ambiente circostante anche a distanza dalle cellule maligne.

Il metodo Raman utilizzato nello studio è compatibile con misure in vivo e si può accoppiare con fibre ottiche poco invasive (micro-endoscopi) o con misurazioni che non richiedono prelievi di tessuto. I prossimi passi prevedono l’ottimizzazione e la validazione di questi strumenti, al fine di verificare la possibilità di studiare le microcalcificazioni direttamente nella mammella senza richiedere la rimozione della lesione sospetta.