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Intelligenza artificiale, il dibattito continua

Una revisione pubblicata di recente esplora lo stato attuale della valutazione delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale (AI) per la diagnosi del tumore al seno. È indubbiamente l’ambito più esplorato al momento, ma, come tutto ciò che ha a che fare con l’AI, accende il dibattito. Cosa accadrà? Sarà demandato tutto alla tecnologia? Oppure avrà ancora un ruolo l’occhio esperto dello specialista?

Il commento di Antonella Ciabattoni, Dirigente Medico UOC di Radioterapia Ospedale San Filippo Neri ASL Roma 1, Docente Sapienza Università e Docente Università Medica Internazionale Unicamillus, Roma.

Tutti questi sistemi possono aiutare senz’altro nell’affinamento della diagnosi, ma l’interazione con lo specialista è imprescindibile. Molti lavori scientifici hanno dimostrato che anche i referti più raffinati vanno declinati in base alla singola paziente, affinché il trattamento risulti personalizzato e mirato al “suo” tumore.

Detto questo, pochi sanno che la Radioterapia prevede già nella pratica clinica l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Abbiamo a disposizione sistemi di pianificazione del trattamento che utilizzano “storage di immagini”, cioè attingono a vere e proprie biblioteche virtuali. Questo fa sì che sia possibile sviluppare un piano di trattamento ottimizzando la terapia radiante “sul target”, puntando esclusivamente al bersaglio, cioè al tumore, e risparmiando i tessuti sani.

Ma ciò che viene proposto dall’AI richiede sempre la revisione e l’ottimizzazione da parte dell’oncologo radioterapista. Quello che va tenuto in considerazione, ogni volta, è l’unicità della paziente che abbiamo davanti: una donna che va ascoltata e presa in carico in modo globale, dal punto di vista medico, tecnico, ma anche personale.

Immagine generata con l’AI.