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Relazione medico paziente: le linee guida ESMO 

La relazione medico paziente è un aspetto del percorso terapeutico che negli ultimi anni sta conquistando sempre maggior spazio nel dibattito. Le principali società scientifiche internazionali sono intervenute redigendo raccomandazioni e linee guida sul tema, scontrandosi tuttavia con l’ovvia difficoltà nel dover ”incasellare” qualcosa che per sua natura è variabile: la comunicazione

Un’osservazione, questa, inclusa anche nelle recentissime linee guida ESMO, pubblicate a giugno 2024 con il titolo Communication and support of patients and caregivers in chronic cancer care: ESMO Clinical Practice Guideline. 

Come sottolineano gli autori, per imparare ad impostare una comunicazione empatica, attenta e funzionale non è sufficiente seguire strategie precise, quanto piuttosto capire come declinare le proprie competenze in merito, di caso in caso.  

Detto in altri termini, non esiste una relazione medico paziente uguale ad un’altra, motivo per cui qualsiasi raccomandazione sul tema potrà essere solo generica: il rischio di adottare pratiche “standard” anche nel rapporto con il malato oncologico, infatti, è quello di risultare poco autentici

Fatta questa doverosa premessa, vediamo nel dettaglio cosa suggerisce la società scientifica europea. 

La comunicazione empatica: come realizzarla 

Una comunicazione empatica, secondo ESMO, si sviluppa attraverso molteplici pratiche, che riguardano il lessico utilizzato, la capacità di mettersi in discussione, l’attenzione verso caregiver e familiari e molto altro. 

Di seguito alcune macro-sezioni individuate dalle linee guida e i relativi suggerimenti. 

  1. Ottenere e fornire informazioni 
    ll dialogo con il paziente deve essere chiaro, privo di tecnicismi. Deve prevedere pause, utili per quantificare l’impatto psicologico della conversazione sul paziente, e l’osservazione diretta delle reazioni della persona con cui ci si interfaccia. Può essere utile ricorrere a materiali di supporto, per esempio opuscoli informativi o immagini. 
  1. Spiegare le opzioni di trattamento e prendere le decisioni 
    È importante tenere a mente che la valutazione che il paziente farà del rapporto rischi/benefici del trattamento potrà essere diversa da quella dello specialista. Altrettanto fondamentale è ricordare che il paziente potrebbe essere incerto riguardo le decisioni da prendere, per cui servirà aiutarlo a riflettere sulle opzioni terapeutiche, accertandosi che abbia compreso appieno ciò che gli si prospetta e incoraggiandolo a esprimere dubbi o preoccupazioni. 
  1. Rispondere alle emozioni 
    Lo specialista deve comprendere cosa prova il paziente, ma anche cosa prova egli stesso, soprattutto quando si tratta di disagio. Prima di reagire, quindi, è preferibile indagare la causa dello stato emotivo del paziente e capire cosa questo fa scaturire nel medico che deve gestirlo. 
  1. Costruzione e supporto delle relazioni 
    Costruire un rapporto medico-paziente solido è una responsabilità condivisa, che dipende da molteplici attori: le istituzioni, gli specialisti responsabili, ma anche chi si occupa della formazione dei medici, nonché i restanti membri del team multidisciplinare. 
  1. Sostenere la speranza 
    Sia il bisogno del paziente di nutrire speranze sull’esito del proprio percorso, sia quello di non riflettere troppo su ciò che lo attende, vanno compresi. A tal proposito, lo specialista potrebbe essere di sostegno associando alle “cattive notizie” un messaggio positivo, senza concentrarsi esclusivamente sugli aspetti negativi. 
  2. Incontri con familiari o persone significative
    Non solo le difficoltà del paziente sono rilevanti: per quanto possibile, lo specialista dovrebbe cercare di intercettare anche quelle di familiari e caregiver e darvi una risposta.