Kent Haruf, Le nostre anime di notte
E poi ci fu il giorno in cui Addie Moore fece una telefonata a Louis Waters. Era una sera di maggio, appena prima che facesse buio. Inizia così l’opera di Kent Haruf, uno dei più grandi interpreti della letteratura americana contemporanea, ambientato nella cittadina immaginaria di Holt, nel Colorado. Un libro intenso, che racconta la storia di un uomo e una donna, non più giovani, entrambi vedovi e vicini di casa, che iniziano a frequentarsi. Ma la comunità non accetta questa relazione che considera inspiegabile, ribelle, spregiudicata, tanto da portare i due protagonisti a un bivio. La scelta è tra la propria libertà e la solitudine. Da questo libro, il film con il medesimo titolo, protagonisti Jane Fonda e Robert Redford.
Il commento.
In questo periodo c’è molta attenzione al ruolo della solitudine nel peggiorare l’andamento di tutte le malattie, compresa quella oncologica. Ma è possibile emergerne, trovando dentro di sé le forze necessarie. In questo, il libro offre un grande insegnamento. I dialoghi e le vicende dei due protagonisti ci prendono per mano e con immensa dolcezza ci rendono partecipi del loro desiderio di vivere e di come, con scelte coraggiose, sia possibile sconfiggere la solitudine.