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One health: un nuovo approccio alla salute 

One health. Due parole, un unico modo di intendere la salute, non solo quella degli esseri umani. Così si potrebbe riassumere il senso di questo approccio, riconosciuto sia dal Ministero della Salute che dalla Commissione Europea, di cui si sta discutendo con sempre maggior fervore.  
Ma di cosa si tratta, precisamente? 

Il modello One health poggia su un assunto apparentemente scontato, ma fino ad oggi sottovalutato: il nostro benessere è connesso in modo diretto con quello del pianeta e di tutte le specie viventi che lo abitano. In virtù di questo legame, quindi, è necessario ripensare il modo in cui preveniamo e combattiamo le malattie, valutando metodi integrati, che tengano conto anche della salute delle specie animali e dello stato dell’ambiente. 

Un esempio concreto di applicazione dell’approccio One health è la collaborazione tra i professionisti del mondo sanitario e quelli di altre discipline, ad esempio ambientalisti, veterinari, zootecnologi. Una delle osservazioni che hanno condotto a questo modello, infatti, è stata proprio la scoperta delle zoonosi, ossia le malattie trasmissibili da una specie animale a quella umana. 

L’esempio più recente di zoonosi è l‘infezione da SARS-COV-2, ma la storia è costellata di casi di identica derivazione: l’infezione da HIV, la salmonellosi, l’influenza aviaria. 

In oncologia 

In oncologia il modello One health può trovare la sua ragion d’essere?  

Per rispondere a questa domanda uno studio apparso qualche anno fa su Evolutionary Applications ha valutato l’impatto dei comportamenti umani nell’oncogenesi, ossia nel processo per il quale i tumori si sviluppano. Benché non siano pochi gli esempi di cancro la cui insorgenza è influenzata da mutazioni genetiche, ereditarietà o da altri fattori non modificabili, il ruolo svolto in tal senso da alimentazione, stile di vita e fattori ambientali è innegabile. 

Tra questi ultimi c’è l’inquinamento, in buona parte prodotto da attività antropiche. Lo stato dei suoli, dei mari e dell’aria che respiriamo influenza tanto il benessere umano quanto quello animale ed è implicato nella formazione di diverse malattie, oncologiche e non.  

Già solo queste osservazioni basterebbero a evidenziare l’importanza del modello One health non solo nel campo delle malattie trasmissibili, ma anche in oncologia. Tuttavia, un punto va chiarito: la separazione tra patologie infettive e non ha un peso meno rilevante di quanto si pensi, in quest’ottica. 

Tra tumori e trasmissibilità, infatti, esiste un legame comprovato. L’esempio più lampante è rappresentato dal cancro alla cervice, che in oltre il 90% dei casi è causato da un agente patogeno infettivo, il virus HPV.  

È stata inoltre osservata già in diverse specie animali la possibilità di trasmissione del tumore stesso, un’eventualità ancora non adeguatamente approfondita ma che rappresenta una minaccia anche per l’uomo. 

Il PNRR e il modello One health 

Nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) approvato ormai due anni fa è stato inserito un fondo specifico, denominato PNC (Piano Nazionale Complementare), indirizzato alla realizzazione di progetti legati, tra le altre cose, ad ambiente, salute e clima. 500 milioni di euro che dovrebbero servire anche a rendere realtà l’approccio One health, concretizzando la multidisciplinarietà e l’interconnessione tra discipline di cui abbiamo già visto. 

Secondo il Ministero della Salute, una delle vie possibili per attuare questo modello sarebbe avvicinare il sistema sanitario al cittadino. In che modo? Dando maggior spazio e vigore alla medicina di territorio e all’assistenza domiciliare, implementando i sistemi di telemedicina e rivedendo le pratiche di prevenzione secondo la visione propria del modello One health.