La mammografia in quattro punti
La mammografia rappresenta ancora oggi uno degli strumenti di prevenzione secondaria più importanti per la diagnosi precoce del cancro al seno. Questo esame può essere eseguito autonomamente, rivolgendosi a strutture pubbliche o private, o aderendo ai programmi di screening gratuiti offerti dalle Regioni. Date le difformità tra una Regione e l’altra in merito all’età suggerita per eseguire l’esame, non è strano immaginare che ci possa essere confusione sul tema.
Chiariamo quindi quali sono i punti saldi da tenere a mente, come indicato dal Ministero della Salute.
Screening mammografico: da che età?
Lo screening mammografico è raccomandato alle donne nella fascia d’età tra i 50 e i 69 anni. In alcune Regioni si sta sperimentando l’efficacia dello screening mammografico nelle donne tra i 45 e i 49 anni e tra i 70 e i 74, mentre nelle donne più giovani, cioè under 45, è possibile solo in presenza di precisi fattori di rischio, come l’ereditarietà.
Nel caso di precedenti in famiglia, nei centri di senologia è infatti possibile eseguire una valutazione del rischio oncologico. La valutazione restituirà un profilo di rischio che potrà confermare alla paziente se le probabilità di insorgenza della patologia siano pari o superiori a quelle della popolazione generale.
Il controllo al seno che frequenza deve avere?
Il controllo al seno tra i 50 e i 69 anni va eseguito ogni due anni.
Per quanto riguarda invece la fascia tra i 45 e i 49 anni, è bene controllare se venga eseguito nella propria Regione, e in tal caso, con quale frequenza. In alcune Regioni infatti viene ripetuto ogni anno, in altre è biennale. È utile verificare anche per la fascia d’età 70-74 anni.
Mammografia positiva: e adesso?
Una mammografia positiva può spaventare, è comprensibile. Ciò non significa che la diagnosi di tumore sia certa. Ricordiamo infatti che in caso di esito positivo (o dubbio) della mammografia, la prassi è quella di proseguire nell’indagine con ulteriori esami. Tra questi sono contemplati una seconda mammografia, un’ecografia, una visita senologica e una risonanza magnetica. In caso sia necessario, l’iter diagnostico può richiedere anche una biopsia, la quale darà certezza della presenza del tumore. I casi di negatività dopo una mammografia positiva – detti falsi positivi – sono piuttosto frequenti.
La campagna di screening in qualche numero
La campagna di screening in Italia ha un buon tasso di adesione? Per rispondere a questa domanda possiamo far riferimento ai dati comunicati dall’ONS (Osservatorio Nazionale Screening), un programma di monitoraggio avviato nel 2001 allo scopo di raccogliere informazioni sulla partecipazione agli screening gratuiti (non solo mammografici) in Italia.
I dati più recenti riguardanti la campagna di screening mammografico risalgono al 2021, anno sul quale, come sappiamo, ha pesato l’effetto della pandemia da Covid 19. Nel periodo evidenziato il tasso di adesione medio alla mammografia tra le donne d’età compresa tra i 50 e i 69 anni ha raggiunto il 46,3%.
Una partecipazione tuttavia difforme tra le Regioni, con quelle del Nord Italia più virtuose (dove il tasso di adesione si attesta al 61%) rispetto a quelle del Sud Italia, dove la media scende fino al 22-23%. Meglio il Centro Italia, dove la media sale al 48%.