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Depressione e tumore al seno: un binomio da indagare

Depressione e tumore al seno.

Numeri alla mano, parliamo di una connessione più diffusa di quanto si sappia. Alcune indagini condotte negli Stati Uniti su oltre 4000 donne con tumore al seno parlano di un rischio di depressione compreso tra il 10% e il 25%. Dati indicativi, ma fino ad un certo punto: sarebbe fuorviante trascurare le difficoltà di diagnosi precoce insite nei disturbi di salute mentale, spiegabili con fattori quali lo stigma e la tendenza di alcune persone a chiudersi in sé stesse anziché a chiedere aiuto.

Parte di questi aspetti li abbiamo eviscerati in un articolo dedicato a tutto tondo ai disturbi psichiatrici tra i pazienti oncologici. In questa sede, però, ci concentreremo su tre variabili specifiche di questo tema: donne, depressione e tumore al seno.

La salute mentale di alcune pazienti è più a rischio?

La salute mentale delle donne, questo già lo sappiamo, è più a rischio di quella degli uomini. Tutti i dati scientifici a disposizione sembrano concordare sul fatto che la depressione, così come molti altri disturbi mentali, abbiano un’incidenza maggiore tra il sesso femminile.

Lo stress della diagnosi e del successivo percorso terapeutico, com’è chiaro, è un fattore di rischio per la depressione che non può essere ignorato, specialmente per alcune pazienti.

Di recente la ricerca scientifica ha cercato di capire quali elementi concomitanti vadano tenuti in considerazione. Tra questi compare anche l’età: secondo un articolo apparso sulla Rivista di Psichiatria, le donne giovani con tumore al seno tendono a sviluppare pensieri negativi e disturbi d’ansia più facilmente rispetto alle pazienti più adulte. Questo potrebbe dipendere anche dalle preoccupazioni derivanti dalla menopausa forzata e dalla conseguente perdita di fertilità, effetto di alcune terapie.

Altri fattori di rischio presi in considerazione nel collegamento tra depressione e tumore al seno sono il reddito basso, precedenti ricoveri psichiatrici e persino comorbilità come l’obesità.

Colpiscono anche i dati di alcuni studi che analizzano la salute mentale delle donne sopravvissute alla malattia. Benché il momento della diagnosi sia ritenuto cruciale per l’impatto sul benessere psicologico della paziente, anche l’anno successivo rappresenta una fase delicata, nella quale la possibilità che la depressione si manifesti è più alta. Secondo un’indagine pubblicata su Jama Network, esiste un gruppo ristretto di pazienti che sviluppa sintomi depressivi con ritardo, o che, contrariamente alla tendenza generale, vede persistere questi sintomi anche a distanza di 2-5 anni.

In generale, quindi, possiamo considerare sbagliata l’equazione secondo cui alla guarigione corrisponde uno scampato pericolo per quanto riguarda la salute mentale.

I sintomi della depressione

Alcuni sintomi della depressione sono noti più di altri. Nell’immaginario comune, infatti, la depressione si associa ad alterazioni dell’umore, quindi profonda tristezza, disinteresse verso le attività quotidiane o gli interessi precedenti al disturbo e sensazioni d’ansia.

Tutto ciò è reale, ma parliamo solo della punta dell’iceberg. Non è raro, infatti, che i sintomi della depressione compaiano con più ambiguità, per esempio manifestandosi nella sfera fisica oltre che in quella emotiva.

Qualche esempio:

  • Insonnia o ipersonnia (la tendenza a dormire più del necessario);
  • Difficoltà di concentrazione e problemi di memoria;
  • Sensazione di profonda fatica, perdita di energia;
  • Disturbi alimentari, come la perdita di appetito;
  • Dolori muscolari, crampi, pesantezza degli arti;
  • Riduzione del desiderio sessuale.

Diversi tra quelli elencati sono sintomi con cui le pazienti con tumore al seno devono confrontarsi a prescindere dal proprio benessere psicologico. Un esempio è dato dal calo della libido che consegue ad alcune terapie.

Questa parziale “sovrapposizione” sintomatica può rendere più difficile capire quando è il momento di chiedere aiuto per sé o per una persona vicina.

È fondamentale, quindi, prestare attenzione alla comparsa contemporanea di diversi tra i campanelli d’allarme elencati, senza lasciarsi ingannare dall’apparente serenità della paziente e confrontandosi costantemente con lo specialista di riferimento.