Medicina di genere: uno sguardo fuori e dentro l’Italia
Medicina di genere, o medicina genere-specifica, è un’espressione destinata a diventare sempre più familiare per i professionisti dell’area sanitaria, forse anche per i profani. Dietro queste tre parole si nasconde un concetto nuovo e vecchio al tempo stesso: la farmacologia, la pratica clinica, la ricerca scientifica sono state fino ad oggi ritagliate a misura d’uomo.
Come abbiamo approfondito in occasione della Giornata nazionale della salute delle donne, le peculiarità biologiche femminili sono state fino ad ora ignorate nella definizione delle soluzioni terapeutiche e dei percorsi diagnostici. A dircelo sono i numeri: negli studi clinici, per esempio, la quota di partecipazione femminile non ammonta a più del 25%, e fino al 1993 l’adesione era riservata agli uomini.
Da segmento quasi di nicchia qual era fino a qualche anno fa, la medicina di genere sta trasformandosi lentamente in una priorità, tanto da spingerci a chiederci: a che punto siamo in Italia?
Mdg in Italia: novità e provvedimenti
Sulla Mdg l’Italia pare essere stata all’avanguardia rispetto agli altri paesi europei. Risale infatti al 2019 l’approvazione di un Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere sul territorio nazionale, avvenuta tramite decreto attuativo della Legge 3/2018.
Il Piano, realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità, dal Ministero della Salute e da una commissione tecnico-scientifica di esperti di AGENAS, AIFA e vari IRCSS del territorio, vede tra i suoi obiettivi le attività di divulgazione sul tema, il sostegno alla ricerca e l’istituzione di un Osservatorio dell’ISS.
Nei tre anni trascorsi dall’approvazione del Piano ad oggi è intervenuta una variabile non prevista: la pandemia.
Come per altre malattie, l’infezione da SARS-COV-2 ha mostrato discrepanze nell’incidenza e nella mortalità tra i due sessi. Ciò vale anche per il fenomeno che a volte si verifica nei mesi seguenti alla guarigione, il long Covid, e che si manifesta con stanchezza, debolezza muscolare, febbre, confusione. Secondo i dati dell’ISS, le donne hanno un rischio doppio di sviluppare la sindrome rispetto agli uomini, ma le cause non sono ancora chiare. Al di là dei motivi per cui ciò accade, quest’osservazione ha ulteriormente evidenziato l’importanza di ottenere dati disaggregati, quindi non cumulativi tra i due sessi.
Questa modalità operativa, nelle fasi pandemiche portata avanti dall’Italia e dall’organizzazione internazionale Global Health 50/50, ha permesso di chiarire alcuni aspetti del decorso dell’infezione , per esempio la maggiore mortalità maschile.
Progetti regionali
L’organizzazione regionale della Sanità italiana rende difficile ottenere una mappatura capillare delle iniziative e dei programmi avviati dal Trentino fino alla Sicilia su questo tema. Non mancano comunque diversi esempi virtuosi, che lasciano ben sperare sulla reale applicazione della Mdg nella pratica clinica.
Qualche esempio.
A novembre 2022 la SID (Società Italiana di Diabetologia) e la SIE (Società Italiana di Endocrinologia) hanno istituito il Gruppo di Studio congiunto “Medicina di Genere”, formato da specialisti il cui obiettivo sarà quello di chiarire con sempre maggior precisione il modo in cui il genere influenza la comparsa e il decorso delle malattie metaboliche.
A maggio dello stesso anno la Regione Lazio ha presentato un volume, “Salute e genere nella Regione Lazio”, che raccoglie tutti i dati epidemiologici del territorio analizzati per genere. La pubblicazione fa luce sulle differenze evidenziate tra uomini e donne nella risposta al Covid, all’inquinamento atmosferico, all’infarto del miocardio e a molto altro.
Più spiccatamente femminile l’iniziativa dell’Ospedale Israelitico di Roma, dove all’inizio di Dicembre 2022 è stato inaugurato un ambulatorio multidisciplinare specializzato nella cura dei problemi di salute delle donne, da quelli ginecologici fino a quelli cardiologici e endocrinologici.
Le altre iniziative
Qualcosa si muove anche fuori dall’ambito strettamente clinico, in Italia come all’estero. Un esempio è la recente iniziativa di AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), che ogni anno organizza due giornate di dibattito su alcuni temi degni di nota per la sanità del paese, le Giornate dell’Etica. L’ultima edizione, svoltasi a Perugia il 23 e il 24 settembre 2022, ha visto come argomento cardine proprio la medicina di genere, in un’accezione ampia che ha incluso non solo le differenze di accesso alle cure tra uomini e donne, ma anche l’approccio ai pazienti transgender.
Altrettanto recente è la presa di posizione di Nature, rivista scientifica di lunghissimo corso che a maggio del 2022 ha dichiarato di aver modificato le proprie linee guida sulla ricezione degli studi. In particolare, la rivista si impegnerà a chiedere agli autori se e in che modo abbiano incluso il sesso e il genere tra i parametri oggetto di analisi nel proprio studio. Inoltre, verrà richiesto di specificare se i risultati esposti nell’articolo si applichino in maniera uniforme a donne e uomini o, viceversa, siano state notate differenze tra i generi.
Quest’ultimo punto si ricollega ad un progetto nell’ambito della Mdg più datato ma di grande impatto a livello internazionale: la realizzazione delle linee guida SAGER (Sex And Gender Equity in Research) a cura della Gender Policy Committee della European Association of Science Editors (EASE). Le linee guida si rivolgono a editori di riviste scientifiche e autori con l’obiettivo di rendere l’attenzione al genere più presente nella ricerca. Per farlo vengono suggerite modalità non troppo diverse da quelle adottate da Nature: evidenziare se i dati siano stati presentati in modo aggregato o disaggregato, se le evidenze raccolte considerino il genere tra le variabili o se il campione analizzato dallo studio scientifico riguardi prevalentemente uno dei due sessi.