A.P.S. EUROPA DONNA ITALIA
VIA CONSERVATORIO 15
20122 MILANO
TEL 02 36709790
SEGRETERIA@EUROPADONNA.IT
IBAN: IT32 J030 6909 6061 0000 0013 702
CF: 97560520153

n

Europa Donna

Le principali novità del congresso ASCO 2021

Pazienza se, per il secondo anno, il congresso si è tenuto in modalità virtuale: quello della Società statunitense di Oncologia clinica (ASCO), tenutosi dal 4 all’8 giugno, rimane il più importante appuntamento annuale dell’oncologia mondiale, atteso con impazienza da pazienti, ricercatori e aziende. Come le monoposto di Formula 1 anticipano alcune delle soluzioni che ritroveremo nelle autovetture di domani, così il congresso statunitense è la vetrina delle terapie che verranno, delle innovazioni e delle aspettative.

Il programma dell’edizione del 2021 ha previsto 48 sessioni con la possibilità per i partecipanti di intervenire in tempo reale. Con così tanti studi sul tavolo, è pressoché impossibile stilare un resoconto esaustivo. Tuttavia, alcune tendenze sono chiare: le terapie a bersaglio molecolare e l’immunoterapia, che mira a risvegliare il sistema immunitario del paziente per combattere le cellule tumorali, stanno allargando sempre di più il loro raggio di azione e di efficacia.

Il tumore al polmone

Proprio l’immunoterapia, e in particolare il suo utilizzo nel trattamento del tumore del polmone non a piccole cellule – neoplasia in cui è più rodata – ha fatto la parte del leone al congresso. Lo studio clinico Impower 010 ha infatti dimostrato, per la prima volta, che il ricorso all’immunoterapia è efficace nel trattamento della malattia allo stadio iniziale. Il trial ha coinvolto circa 1300 pazienti e ha evidenziato che atezolizumab, già utilizzato nella fase avanzata del tumore, è efficace anche in adiuvante, cioè dopo l’intervento chirurgico. Nei pazienti che esprimono il biomarcatore PD-L1, atezolizumab riduce il rischio di recidive del 34%. Quello non a piccole cellule è la forma più diffusa del tumore al polmone, che ogni anno colpisce 41 mila italiani. Particolarmente difficile da trattare, il 70% dei casi viene scoperto in fase avanzata: la sopravvivenza a 5 anni non supera il 6%. In ragione di ciò, anche i risultati degli studi di fase III CheckMate-9LA e Pacific erano particolarmente attesi. Il primo ha dimostrato che l’associazione di una doppia immunoterapia, costituita da nivolumab più ipilimumab, a cicli limitati di chemioterapia, cioè due invece dei canonici quattro, riduce del 28% il rischio di morte e del 33% il rischio di progressione della malattia. Lo studio Pacific ha invece evidenziato benefici sia in termini di sopravvivenza complessiva (43%) sia di quella libera da progressione dopo i cinque anni per i pazienti in stadio III di un tumore inoperabile, i quali non sono andati in progressione dopo trattamento chemio-radioterapico. Risultati estremamente incoraggianti per un tumore che fino a pochi anni fa era considerato immedicabile, o quasi.

Il tumore al seno

Anche per quanto riguarda il tumore al seno gli studi più rilevanti presentati al congresso dell’ASCO sono tre. Il primo, di durata decennale e condotto anche nel nostro Paese, è lo studio di fase III OlympiA. Esso riguarda le pazienti con tumore HER2- in fase iniziale, ad alto rischio e con mutazioni dei geni BRCA1/2, e dimostra, per la prima volta, che la terapia mirata può prevenire la ricomparsa della malattia. Il trattamento con il Parp-inibitore olaparib – somministrato per un anno dopo il completamento della chemioterapia, dell’intervento chirurgico e dell’eventuale radioterapia – migliora significativamente la sopravvivenza libera da malattia invasiva e metastatica. Rispetto alle donne che hanno ricevuto un placebo, quelle sottoposte alla terapia adiuvante con olaparib hanno mostrato un rischio di recidiva di malattia invasiva, di insorgenza di nuovi tumori o morte inferiore del 42%. Pressoché identica la riduzione del rischio di recidiva a distanza, o di morte: 43%. Dello studio OlympiA ne scrive più approfonditamente l’oncologo Giuseppe Curigliano nella voce dell’esperto della newsletter di giugno. Al congresso sono stati presentati anche nuovi dati dello studio di fase III ASCENT sul tumore al seno triplo negativo, una forma della neoplasia che costituisce circa il 15% dei casi e contro il quale sono disponibili ancora pochi farmaci. Lo studio esamina l’azione di Sacituzumab-govitecan, un anticorpo coniugato che agisce come un “missile radiocomandato” indirizzato contro un recettore molto comune delle cellule tumorali, sulle quali scarica tutto il suo arsenale chemioterapico. I primi dati su pazienti con tumore recidivante o refrattario dimostrano risultati superiori rispetto allo standard di cura, tanto che l’anticorpo coniugato è stato già approvato con procedura accelerata negli Stati Uniti. Presentati infine nuovi dati dello studio di fase III MONALEESA-3, il cui follow-up ha ormai superato i quattro anni: l’analisi della sopravvivenza complessiva ha valutato ribociclib più fulvestrant come trattamento di prima o seconda linea rispetto al solo fulvestrant nelle donne in menopausa con tumore metastatico positivo per il recettore ormonale e negativo per il recettore del fattore di crescita dell’epidermide umano 2 (HR+/HER2-). Ribociclib è un inibitore selettivo delle chinasi ciclina-dipendenti (Cdk4/6) mentre fulvestrant è un antagonista del recettore per gli estrogeni. La combinazione dei due farmaci ha continuato a dimostrare un beneficio clinicamente rilevante in termini di sopravvivenza globale di oltre un anno rispetto al solo fulvestrant. La sopravvivenza globale mediana nelle pazienti che assumevano ribociclib in combinazione con fulvestrant è stata di 53,7 mesi rispetto a 41,5 mesi per il solo fulvestrant. L’aumento della sopravvivenza era osservabile sia se i farmaci erano somministrati in prima linea che in seconda linea.