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Age.na.s. pubblica il rapporto della “Quarta Indagine Nazionale sullo stato di attuazione delle Reti Oncologiche Regionali”

L’Agenzia per i servizi sanitari regionali (AGE.NA.S), ha pubblicato il rapporto relativo alla “Quarta Indagine Nazionale sullo stato di attuazione delle Reti Oncologiche Regionali” i cui risultati preliminari erano già stati già anticipati in versione sintetica alla fine di marzo.

L’indagine è stata condotta nel periodo compreso tra il 1° agosto 2020 ed il 31 dicembre 2020 e si è svolta mediante la compilazione, da parte delle Direzioni Generali degli Assessorati di tutte le Regioni e Provincie Autonome, di una griglia di rilevazione e valutazione della funzionalità quali–quantitativa e dello stato di implementazione della rete oncologica.

Il monitoraggio delle reti oncologiche regionali di AGE.NA.S si realizza nell’ambito dei tavoli di condivisione tra le istituzioni centrali e regionali, le società scientifiche e le associazioni dei pazienti e dei cittadini. Anche Europa Donna Italia, nel 2020, è stata invitata a collaborare con l’Osservatorio per il monitoraggio e la valutazione delle reti oncologiche ed ha partecipato al Gruppo di Lavoro incaricato di definire i requisiti essenziali per la valutazione delle performance delle reti.

Il Rapporto mette in evidenza punti di forza e di debolezza delle reti oncologiche, Regione per Regione. Tra i risultati positivi più rilevanti emersi dall’indagine:

  • la maggior parte delle Regioni (tranne Abruzzo, Molise, Basilicata e Provincia di Trento) ha formalizzato la propria Rete Oncologica attraverso un apposito atto regionale, prevedendo la figura di un Coordinatore;
  • in tutte le Regioni è prevista l’attivazione di una équipe multidisciplinare per la presa in carico della persona con diagnosi di patologia;
  • la presenza/collaborazione/interazione delle associazioni di pazienti e/o cittadini è documentata nella maggioranza delle Regioni;
  • la maggior parte delle Regioni si è dotata di un Registro Tumori.

Altri aspetti positivi che riguardano più della metà delle Regioni sono:

  • la centralizzazione delle prestazioni diagnostiche di laboratorio ad alta specializzazione;
  • l’inserimento dei pazienti risultati positivi agli screening oncologici all’interno del PDTA di competenza;
  • l’utilizzo dei dati dei pazienti oncologici, inseriti in un database regionale, per la valutazione della rete e delle singole strutture che la compongono sulla base degli indicatori di qualità.

Soltanto una minoranza delle Regioni invece:

  • offre al paziente la possibilità di ricevere gratuitamente una seconda opinione
  • ha avviato un processo di integrazione inter-regionale dei PDTA
  • ha attivato un sito internet della Rete Oncologica, con un’area dedicata alle associazioni di volontariato e la pubblicazione dei risultati delle indagini relative all’esperienza dei pazienti.
  • ha attivato un call center della Rete Oncologica
  • si è dotata di procedure formalizzate per l’invio di pazienti eleggibili nei centri dove sono attivi studi clinici.

I modelli organizzativi e gestionali più applicati dalle Regioni sono quello “Hub & Spoke” – adottato da Veneto, Umbria, Puglia, Calabria, Sicilia e dalle provincie di Trento e Bolzano – e “Comprehensive Cancer Care Network”, adottato da Piemonte-Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Sardegna e Basilicata. Mentre le altre Regioni hanno optato per un modello misto.

Molte le differenze tra Regioni anche riguardo ai volumi di attività per alcune forme di tumore. Per il tumore al seno, sono sette le regioni più virtuose, quelle cioè con una percentuale superiore all’80% di interventi effettuati in unità operative con volumi di attività superiori ai 150 interventi annui: Umbria, Toscana, Liguria, Trento, Basilicata, Emilia-Romagna e Marche. Mentre in Calabria e in Molise neanche una delle strutture presenti effettua più di 150 interventi l’anno, nella provincia di Bolzano, in Campania e in Sicilia sono inferiori al 60%.

Questi risultati, recita il rapporto di sintesi di Agenas, “possono rappresentare uno stimolo per il processo di miglioramento continuo”. Lo sviluppo delle reti oncologiche ha proprio l’obiettivo di diffondere in modo omogeneo un modello di assistenza integrato e multidisciplinare che possa superare la frammentarietà del percorso di cura e il disorientamento del paziente.

“Questo appuntamento vuol essere l’occasione per mettere in risalto il lavoro e l’importanza delle reti oncologiche presenti su tutto il territorio nazionale – ha commentato il direttore generale dell’Agenzia Domenico Mantoan – in quanto fondamentali per la presa in carico del paziente e per coinvolgere in maniera multidisciplinare i professionisti. Non va mai dimenticato, infatti, che tra gli obiettivi di AGENAS c’è anche quello di individuare buone pratiche organizzative e fare in modo che vengano replicate nei territori dove si presentano criticità nel soddisfare i bisogni dei pazienti”.