A.P.S. EUROPA DONNA ITALIA
VIA CONSERVATORIO 15
20122 MILANO
TEL 02 36709790
SEGRETERIA@EUROPADONNA.IT
IBAN: IT32 J030 6909 6061 0000 0013 702
CF: 97560520153

n

Europa Donna

Le principali novità dal congresso SABCS 2020

Poco importa che la pandemia abbia obbligato gli organizzatori a optare, per la prima volta, per un congresso completamente virtuale. Come di consueto, anche quest’anno il San Antonio Breast Cancer Symposium si conferma l’appuntamento di riferimento mondiale per quanto riguarda il tumore al seno.

Risultati di nuove sperimentazioni, nonché dati ad interim e aggiuntivi di altre ancora in corso sul tumore mammario. Il congresso texano ha proposto questo e altro, come due sessioni plenarie incentrate rispettivamente sull’approccio clinico, sempre più diffuso, che prevede la terapia neoadiuvante e sulla ricerca al tempo di una pandemia. Tra gli studi clinici, quello forse più atteso dagli addetti ai lavori era il RxPONDER, uno studio randomizzato di fase 3 che valuta il ricorso a un punteggio di recidiva (recurrence score) in donne affette da tumori mammari allo stadio iniziale con linfonodi positivi per determinare chi potrebbe evitare la chemioterapia.

La ricerca ha coinvolto oltre 5 mila donne con tumore del seno in stadio iniziale (II-III), che esprime i recettori estrogenici ma non la proteina HER2 (ER+/HER2-), con coinvolgimento dei linfonodi ascellari (da uno a tre). Circa due terzi delle partecipanti erano donne in menopausa. Le pazienti sono state sottoposte al test genomico Oncotype DX, in grado di stabilire, sulla base del recurrence score, quanto il tumore sia aggressivo e la risposta alla chemioterapia. Quasi il 92% delle donne in menopausa, che esprimevano un punteggio pari o inferiore a 25, dopo cinque anni di trattamento ormonale era vivo e libero da malattia invasiva, senza differenze significative rispetto alle pazienti che avevano ricevuto anche la chemioterapia. Ciò non vale per le pazienti in pre-menopausa, per le quali l’aggiunta della chemioterapia sembra portare dei benefici, aumentando in media del 5% la percentuale di chi non ha recidive nei cinque anni che seguono la diagnosi.

Al congresso è stato presentato inoltre un aggiornamento di lungo termine dello studio monarchE, chiamato a valutare l’efficacia di una nuova terapia mirata per tumori al seno in fase iniziale HR+, HER2- ad alto rischio di recidiva. La maggior parte delle pazienti con un tumore al seno ormono-responsivo non va incontro a recidiva, ma un 20% circa di loro può riammalarsi nei successivi 10 anni, diventando spesso spesso metastatica. Proprio a loro si rivolgeva da principio abemaciclib, un inibitore delle chinasi ciclina-dipendenti (CDK4/6) che, in combinazione con la terapia ormonale, rallenta la progressione della malattia ed evita il ricorso alla chemioterapia alle pazienti con tumore al seno ormono-sensibile in stadio avanzato. I risultati presentati a San Antonio, relativi a un tempo di osservazione di 19 mesi in media, suggeriscono che l’aggiunta di abemaciclib alla terapia endocrina standard riduce pure il rischio di recidiva del 25% rispetto alla sola terapia endocrina. Lo studio è stato condotto su oltre 5 mila donne che avevano già effettuato chirurgia, radioterapia e/o chemioterapia. 

Anche per il trial DESTINY-Breast01 sono stati presentati nuovi risultati, che confermano l’efficacia notevole di trastuzumab-deruxtecan nonché una risposta duratura in pazienti affette da tumore al seno metastatico HER2+, precedentemente trattate con due o più regimi terapeutici anti-HER2. La durata mediana della risposta tumorale nelle pazienti con tumore al seno metastatico HER2+ trattate con trastuzumab deruxtecan ha superato i 20 mesi. Trastuzumab-deruxtecan è un anticorpo coniugato nato dall’unione di un anticorpo monoclonale (trastuzumab) con la chemioterapia (deruxtecan). Si tratta di una terapia potente, in grado di agire non solo sulla singola cellula tumorale che costituisce il bersaglio ma anche su quelle vicine. “I dati a lungo termine dello studio confermano il ruolo che questo farmaco può giocare nel cambiare gli esiti del trattamento per le pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2+ precedentemente trattate” ha commentato l’oncologo Shanu Modi del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York.