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Tra Tolkien e le cure palliative: il viaggio della Compagnia delle stelle

Reggio Calabria – Nel decennio scorso, l’ultimo capitolo della trilogia cinematografica ispirata al “Signore degli anelli” otteneva il record di statuette agli Oscar del 2004. La fascinazione per il mondo creato da Tolkien era tutt’altro che esaurita e sarebbe proseguita negli anni successivi con i film dedicati a “Lo Hobbit”.

Nel 2007, l’onda lunga del fantasy influenzerà anche la fondazione de La Compagnia delle stelle, come spiega la presidente Antonietta Romeo: “un tumore è come l’anello di Tolkien: un fardello pesantissimo che devi portare per forza e non puoi trasferire ad altri. Tuttavia, questo non significa rimanere soli: senza la Compagnia dell’Anello, Frodo non sarebbe mai potuto arrivare al Monte Fato”. Come spesso accade, la storia dell’associazione è però più antica e parte nel 1994 quando all’interno della sezione LILT di Reggio Calabria, decisa a orientare la propria attività verso l’assistenza ai malati oncologici in fase terminale, si formò un’équipe multidisciplinare di volontariato dedicata alla cura domiciliare.

Contemporaneamente, emerse il bisogno di un centro specializzato in cure palliative, terapie contro il dolore e supporto alle famiglie. Grazie anche alla partecipazione a due edizioni della maratona televisiva “30 ore per la vita”, il progetto diventerà realtà nel 2007 con la nascita dello “Hospice Via delle Stelle”, presto ceduto all’Azienda Sanitaria Provinciale. Il cambiamento di prospettiva nella mission della LILT, nonché la necessità di gestire autonomamente i volontari, porteranno alla nascita della nuova associazione. Attraverso un servizio relazionale, basato sull’ascolto e il conforto ma anche sul contatto con il malato terminale, la Compagnia delle stelle affianca e sostiene l’offerta socio-sanitaria dell’Hospice.

Il servizio di volontariato a domicilio rimane tuttavia uno dei punti fermi dell’associazione. Tanto che, nel corso degli anni, il raggio di azione dell’associazione si è progressivamente allargato dapprima ai bambini inguaribili – con il progetto ” il sogno di Peter” – e, più di recente, alle donne con un tumore al seno. “Recarsi a casa dei pazienti è ben diverso che visitarli nelle strutture. Così come lo sono le rispettive esigenze. Per questo motivo, a seconda dell’attività, i volontari frequentano un corso di formazione specifico” riprende Romeo. La pandemia ha colpito duramente le associazioni che fanno del supporto in presenza il loro mantra.

“Dallo scorso febbraio, buona parte delle nostre attività si sono interrotte. I volontari non possono più accedere all’Hospice né possono espletare le cure palliative pediatriche domiciliari ai bambini inguaribili. Abbiamo trasferito su zoom gli appuntamenti del gruppo di mutuo aiuto sull’elaborazione del lutto. Ma una piattaforma di teleconferenza non può sostituire il calore di una carezza né tantomeno aiuta il paziente ad aprirsi” sospira la presidente, confidando che al momento l’associazione è impegnata nella sensibilizzazione del personale sanitario delle strutture sanitarie della  Regione Calabria sull’importanza dell’umanizzazione delle cure. “In assenza dei volontari, sarebbe importante che infermieri, operatori sanitari e medici dedichino del tempo ad ascoltare il paziente”.

La recente adesione alla rete di Europa Donna Italia è frutto dei rapporti costruiti negli anni con le altre associazioni del territorio, in particolare con La danza della vita, Acmo e l’Ardos di Catanzaro. “Abbiamo iniziato a seguire le donne con tumore al seno solamente l’anno scorso, dopo un’attenta valutazione delle nostre forze per non fare il proverbiale passo più lungo della gamba” ricorda la presidente. Tra le proposte dell’associazione: passeggiate lungo la suggestiva Via Marina, incontri di estetica oncologica e sedute di yoga. Trascorsa la pausa invernale, le attività sarebbero dovute riprendere ad aprile ma, con il perdurare di questa emergenza sanitaria, buona parte del programma annuale è saltato. “Dietro la mascherina non si capisce nemmeno quando sorridiamo. Ma soprattutto, le teleconferenze non possono sostituire il contatto umano. Speriamo davvero di poter riprendere presto con gli incontri di persona” si augura Romeo.