A.P.S. EUROPA DONNA ITALIA
VIA CONSERVATORIO 15
20122 MILANO
TEL 02 36709790
SEGRETERIA@EUROPADONNA.IT
IBAN: IT32 J030 6909 6061 0000 0013 702
CF: 97560520153

n

Europa Donna

Una terapia mirata riduce di un quarto il rischio di recidive

Che abemaciclib fosse in grado di rallentare la progressione della malattia e di ridurre la resistenza alle terapie ormonali già lo si sapeva. Ora, i risultati di uno studio in fase 3 suggeriscono che, in combinazione con la terapia ormonale, questo farmaco riduca del 25% le probabilità di recidive nelle donne con tumore al seno in fase iniziale e ad alto rischio.

In occasione del congresso virtuale dell’European Society for Medical Oncology (ESMO) sono stati presentati – e pubblicati in contemporanea nel Journal of Clinical Oncology – i primi risultati dello studio di fase 3 monarchE, che ha valutato gli effetti di due anni di trattamento con abemaciclib in combinazione con la terapia ormonale. Approvato nel 2018 dall’Agenzia Europea per i medicinali (EMA), e all’inizio di quest’anno anche da AIFA, Abemaciclib appartiene alla classe degli inibitori delle chinasi ciclina-dipendenti (CDK4/6): terapie a bersaglio molecolare che, in combinazione con la terapia ormonale, rallentano la progressione della malattia ed evitano il ricorso alla chemioterapia alle pazienti con tumore al seno ormono-sensibile (HR+/HER2-) in stadio avanzato.

Lo studio

Lo studio ha coinvolto 5.637 donne con tumore al seno in fase iniziale HR+, HER2- ad alto rischio in più di 600 centri di 38 Paesi. L’alto rischio è stato definito dalla diffusione ai linfonodi, da un tumore di grandi dimensioni o da un’elevata proliferazione cellulare (determinata dal grado del tumore o dall’indice Ki-67). I pazienti sono stati trattati per due anni o fino a soddisfare i criteri per l’interruzione. Dopo il periodo di trattamento, tutti i pazienti continueranno la terapia endocrina per 5-10 anni, come normalmente indicato. La durata mediana del trattamento con Abemaciclib è stata di 14 mesi; al momento dell’analisi, circa il 70% dei pazienti in ciascun gruppo era ancora nel periodo di trattamento biennale previsto.

Risultati

In combinazione con la terapia ormaonale adiuvante, abemaciclib riduce del 25,3% il rischio di recidiva rispetto alla sola terapia standard, un beneficio che si estende a tutti i sottogruppi di pazienti e corrisponde a un miglioramento del 3,5% nel tasso di sopravvivenza libera da malattia a due anni. L’aggiunta dell’inibitore di CDK4/6 ha comportato anche una riduzione clinicamente significativa del 28,3% del rischio di ricadute di malattia a distanza, cioè di metastasi, con le maggiori riduzioni nei tassi di compromissione del fegato e delle ossa. MonarchE continuerà fino alla data di completamento, stimata per giugno 2027.

Il commento

I dati costituiscono una novità per le persone con un carcinoma mammario in fase iniziale HR +, HER2- ad alto rischio, pari a circa il 20-30% dei 53.500 casi di tumore al seno che si registrano ogni anno in Italia. “In questi pazienti con un rischio di recidiva elevato, abemaciclib, aggiunto alla terapia endocrina adiuvante, ha migliorato significativamente la sopravvivenza libera da ripresa di malattia” ha dichiarato Valentina Guarneri, professoressa di Oncologia medica presso l’Università di Padova-Istituto oncologico veneto, tra gli autori dello studio. “L’effetto è infatti molto evidente non solo sulle recidive locali, ma soprattutto su quelle a distanza che sono poi responsabili di malattia metastatica: evitarle implica perciò non soltanto allungare la sopravvivenza, ma soprattutto aumentare la probabilità di guarigione. Questo tipo di analisi sono pianificate fin dall’avvio delle sperimentazioni per monitorarne l’andamento in momenti predefiniti, dopo un certo periodo di tempo o quando si è verificato, come in questo caso, un numero sufficiente di eventi per consentire l’analisi: i dati raccolti sono molto positivi e incoraggiano senz’altro a proseguire” conclude Guarneri.