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Drago Rosa Burida, la canoa come rimedio per linfedema e preoccupazioni

Pordenone – “Arriviamo al lago con il volto grigio, con la mente piena di pensieri e preoccupazioni. Dopo un’ora di canoa scendiamo sollevate”. Mirella Burel, presidente dell’associazione Drago Rosa Burida, riassume così l’importanza degli allenamenti settimanali di dragon boat.

Sebbene la fondazione dell’associazione friulana risalga solamente al febbraio di quest’anno, la sua storia inizia quattro anni fa dall’incontro tra due persone. Da una parte Mauro Baron – tecnico federale di canoa e kayak – e dall’altra la compianta Renza Zanon – già presidente dell’A.N.D.O.S. Pordenone e cofondatrice dell’associazione Prendersi Cura, prematuramente scomparsa nel 2018. Attorno a loro si costituirà quel nucleo formato da una cinquantina di donne che, negli anni successivi, colonizzeranno il lago della Burida dapprima con i kayak e quindi con un vero e proprio dragon boat.

“I benefici del canottaggio nel trattamento del linfedema, di cui molte di noi soffrono, sono ampiamente riconosciuti: il movimento necessario per pagaiare migliora la circolazione della linfa nel braccio” premette Burel, sottolineando però come esso rappresenti solo parte dei benefici dell’attività. “Il lago permette di resettarci, facendoci dimenticare per qualche ora le incombenze quotidiane e le preoccupazioni. Lo stesso C.R.O. [il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano] sottolinea l’importanza di staccare la mente. Inoltre, è un pretesto per dedicare del tempo a noi stesse”. Il tutto sotto l’occhio attento di Baron che dirige le tre sessioni di allenamento settimanali con piglio agonistico.

“Se a terra ci piace scherzare, quando saliamo in canoa diventiamo toste: in questi anni abbiamo partecipato a diverse competizioni, raccogliendo dei buoni risultati” sorride la presidente. Baron mette a disposizione dell’associazione il suo tempo e le sue competenze in maniera gratuita. Le socie devono pagare solamente l’assicurazione. “Ciò che ancora manca è una rimessa sulle sponde del lago dove tenere gli attrezzi, installare un bagno o uno spogliatoio e potersi allenare al coperto in caso di brutto tempo. Un ambiente del genere faciliterebbe inoltre lo svolgimento delle attività per bambini e disabili” ricorda Burel.

La pandemia ha inevitabilmente cambiato la routine delle socie, ma non ne ha fiaccato lo spirito. Oltre a sfidare in maniera virtuale altre squadre di dragon boat (qui vi raccontavamo la gara contro le Pagaie Rosa di Castel Gandolfo), durante la primavera le socie del Drago Rosa si sono messe al servizio della comunità confezionando migliaia di mascherine: in stoffa, in seta, personalizzate e perfino a dimensione bimbo. Le attività sono riprese già in estate e proseguono tuttora, seppur con qualche accorgimento.

Al di là dei valori dell’associazionismo e del volontariato, “ci siamo iscritte a Europa Donna perché condividiamo lo stesso obiettivo: prenderci cura degli altri. Da una parte, crediamo che fare rete con altre associazioni ci permetta di dare voce alle esigenze delle donne del nostro territorio. Dall’altro di rimanere aggiornate sia sulle possibilità offerte dal servizio sanitario che sulle nuove possibilità terapeutiche. Come recita il nostro motto: Insieme si vince sempre!”