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Triplo negativo, scoperto “tallone d’Achille” delle staminali

Milano – Il cosiddetto “triplo negativo” è considerato uno dei tumori al seno più aggressivi poiché si riproduce rapidamente e dispone di opzioni di trattamento limitate. Tuttavia, nel 2020 sono stati pubblicati numerosi studi che hanno permesso di comprendere meglio la biologia di questo tumore. E dunque, di provare a prendergli le misure.

Alla base dell’aggressività di questo tumore vi è la resistenza ai farmaci chemioterapici delle sue cellule staminali. Uccidere queste cellule è fondamentale per migliorare la prognosi ma il come farlo rimane una domanda senza risposta. Una speranza viene dallo studio pubblicato nella rivista Cancer Research da un gruppo internazionale di scienziati coordinati da Luca Cardone, ricercatore dell’Istituto nazionale tumori Regina Elena e ora all’Istituto di biochimica e biologia cellulare del CNR.

“Lo studio ha dimostrato che acidi grassi e colesterolo – e la loro biosintesi –sono essenziali per la sopravvivenza delle cellule staminali tumorali del tumore triplo negativo e possono rappresentare il tallone d’Achille per bloccare queste cellule aggressive” riassume Cardone in un comunicato stampa del CNR. Sebbene i meccanismi biologici rimanessero poco compresi, era noto da tempo che l’ipercolesterolemia o una dieta ricca di grassi e colesterolo rappresentino un fattore di rischio per forme aggressive di tumore al seno. 

“L’obiettivo dello studio è migliorare la terapia attraverso un approccio di riposizionamento di farmaci: trovare in pratica un farmaco già in uso per altre indicazioni terapeutiche – e quindi utilizzabile in tempi brevi – per ridurre la capacità di generare metastasi e recidive, uccidendo selettivamente le cellule staminali responsabili” prosegue Cardone. Le attenzioni dei ricercatori si sono dunque concentrate sul pirvinio pamoato che possiede queste caratteristiche.

Tra le migliaia di reazioni che avvengono in una cellula, i ricercatori hanno circoscritto quelle controllate dal pirvinio pamoato e dunque studiato il meccanismo di azione delle sue molecole contro le cellule staminali. Il ricorso alla biologia computazionale e all’intelligenza artificiale ha permesso ai ricercatori di elaborare dei modelli matematici del metabolismo di una cellula staminale tumorale. Lo studio ha dimostrato che queste cellule aggressive si nutrono di glucosio e lo convertono in acidi grassi e colesterolo per garantire le loro efficienti funzioni vitali.

Attraverso un meccanismo complesso, il farmaco è in grado di azzerare contemporaneamente più vie di sintesi dei lipidi a partire dal glucosio. In modelli preclinici, il pirvinio pamoato ha dimostrato la sua efficacia: uccide le cellule staminali e riduce il numero di metastasi sia in trattamento neo-adiuvante sia adiuvante.  “I prossimi passi saranno quelli di migliorare la biodisponibilità del farmaco e valutare la sua efficacia nei pazienti oncologici, in combinazione con le chemioterapie” conclude Cardone.