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ASCO ed ESMO, tutte le novità sul tumore al seno

Di seguito, un riassunto dei principali studi presentati durante i due grandi appuntamenti scientifici virtuali: ESMO Breast Cancer, due giorni di congresso della Società europea di Oncologia medica dedicati al tumore al seno, dal 7-9 maggio, e ASCO 2020, il congresso annuale della Società statunitense di Oncologia clinica, dal 29-31 maggio.

ESMO Breast Cancer

Recidiva tardiva: può dipendere dalle caratteristiche del primo tumore. Perché alcune donne, a seguito di un tumore al seno ormono-responsivo, sviluppano una recidiva dopo molto tempo, da10 a 27 anni dopo la diagnosi primaria? I risultati di uno studio danese indicano che alcune caratteristiche del tumore iniziale, come lo stato dei linfonodi, lo stadio e lo stato dei recettori ormonali, sembrano aumentare la probabilità di insorgenza di un secondo tumore dopo più di 10 anni. Lo studio ha valutato il rischio di recidiva tardiva, con un follow up medio di ben 17 anni, osservando casi di ricadute anche a distanza di 25 anni.

Tumore al seno triplo negativo: uno strumento permette una prognosi più accurata. Da anni si è osservato che il nostro sistema immunitario ha un ruolo cruciale nel difenderci dai tumori, e che la presenza attorno al tumore di un alto numero di cellule del sistema immunitario, i linfociti, è associato ad una più elevata probabilità di guarigione. Un gruppo di ricercatori di Sudafrica e Francia ha dimostrato che Immunoscore® – uno strumento in grado di valutare i livelli di linfociti all’interno del tumore (linfociti infiltranti) – è efficace nel determinare con più accuratezza la prognosi nelle pazienti con tumore al seno triplo negativo in stadio iniziale: più alti sono i livelli dei linfociti, migliore sarà la prognosi, tanto che in alcuni casi è possibile evitare la chemioterapia pre-operatoria (neoadiuvante).

Dopo il tumore, attività fisica e supporto psicologico per vincere la fatigue. La fatigue, una forma di stanchezza estrema e persistente, sia fisica sia psichica, che rende difficile svolgere le più semplici attività quotidiane, è uno dei sintomi più debilitanti del tumore al seno e delle terapie. Si può combattere con l’attività fisica, accompagnata dal sostegno psicologico, tuttavia questi rimedi non vengono adottati dalla maggior parte delle pazienti. Lo dimostra un’ampia ricerca che ha studiato oltre 7mila pazienti: più di un terzo non ha svolto sufficiente esercizio fisico nell’anno successivo alle cure e solo una su dieci ha consultato uno psicologo. Le pazienti quindi devono essere più informate sulle raccomandazioni da seguire, sull’importanza di rimanere attive e di ricorrere al supporto psicosociale.

ASCO 2020

Immunoterapia per il tumore al seno triplo negativo, la forma più aggressiva e difficile da curare: sono stati presentati i risultati della sperimentazione di pembrolizumab, un farmaco capace di stimolare il sistema immunitario “bloccato” dal tumore. Nello studio di fase 3 KEYNOTE-355, utilizzato nelle pazienti con tumore metastatico in combinazione con la chemioterapia, pembrolizumab ha ridotto del 35% il rischio di progressione della malattia.

Un nuovo farmaco a bersaglio molecolare per le metastasi cerebrali efficace nel prolungare la sopravvivenza nelle donne affette da tumore al seno HER2 positivo: si tratta di tucatinib, una piccola molecola somministrabile per via orale ed estremamente selettiva nei confronti del recettore HER2. I risultati di un’analisi condotta su un sottocampione dello studio HER2CLIMB dimostrano che questo farmaco, aggiunto alla terapia standard (chemioterapia più trastuzumab), può ridurre del 46% il rischio di progressione della malattia.

Chemioterapia neoadiuvante: il test genomico indica quando è efficace. Il test Oncontype DX, utilizzato nel tumore al seno positivo ormono-responsivo e HER2 negativo, è in grado di predire se può essere utile effettuare la chemioterapia prima dell’intervento chirurgico. Tre studi presentati all’ASCO hanno dimostrato la capacità del test di indicare in quali donne la chemioterapia neoadiuvante ha più possibilità di far regredire completamente il tumore. Questi dati avvalorano ulteriormente l’utilità del test per personalizzare sempre meglio i trattamenti.