Nuove tecnologie per una diagnosi più accurata
Se è evidenza consolidata che intercettare un tumore al seno quando è ancora impalpabile e in fase iniziale equivale ad avere maggiori probabilità di risposta alle cure e di guarigione, è altrettanto universalmente riconosciuto che per la diagnosi precoce la mammografia, che utilizza i raggi X, resta ancora oggi lo strumento più efficace e adatto ad essere utilizzato nei programmi di screening per tutta la popolazione femminile.
[su_pullquote]PIETRO PANIZZA è radiologo e direttore dell’unità operativa di Radiologia Senologica dell’Ospedale San Raffaele di Milano[/su_pullquote]
Una volta identificata la presenza del tumore, occorre però stabilire se è benigno o maligno; inoltre, se vengono effettuate delle terapie per ridurne le dimensioni, occorre poterne verificare l’efficacia. Proprio in queste direzioni si sta orientando la ricerca attuale, in particolare nell’utilizzo di fonti di energia diverse dai raggi X e prive di rischi per la salute, come le onde sonore e la luce.
In realtà l’imaging ottico della mammella, ovvero la possibilità di studiare la mammella con la luce, con frequenze vicine agli infrarossi, è già da vari anni oggetto di studio da parte molti gruppi di ricerca, accademici e industriali, ma solo di recente si sta sperimentando la sua applicazione nella differenziazione tra lesioni benigne e maligne, nel monitoraggio della chemioterapia neoadiuvante – che precede l’intervento chirurgico – e nella determinazione del grado di densità mammaria, importante fattore di rischio per sviluppo del cancro al seno.
In particolare, un gruppo di ricerca del Dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano, precedentemente diretto da Rinaldo Cubeddu e ora da Paola Taroni, sta svolgendo due interessanti studi in questo campo, uno finanziato dalla Comunità Europea (H2020 progetto n° 731877), l’altro da Fondazione Veronesi.
Il primo, SOLUS (Smart OpticaL and UltraSound diagnostic for breast cancer), condotto da una cordata di ricercatori europei, riguarda la messa a punto e la validazione di un apparecchio ecografico dotato di una sonda che, oltre a emettere ultrasuoni, emette luce con frequenza vicino agli infrarossi. Una volta identificata la lesione con gli ultrasuoni, si accende la componente ottica e la luce interagendo con la lesione consente di misurare una serie di parametri che dovrebbero permettere di differenziare la natura della stessa: benigna o maligna. L’apparecchio è quasi pronto e a breve dovrebbe iniziare la sperimentazione clinica presso l’Unità di Radiologia Senologica dell’Ospedale San Raffaele di Milano.
Il secondo studio, NADOPTIC (Optical monitoring of neoadjuvant chemotherapy and prediction of pathological complete response in breast cancer patients) consiste nel monitoraggio di un tumore mammario già diagnosticato, che viene sottoposto a chemioterapia neoadiuvante, terapia che precede l’intervento chirurgico. Questo apparecchio è un vero e proprio mammografo ottico, interamente costruito dal Politecnico, che misurando la risposta dell’interazione tra luce e lesione mammaria è in grado di valutare se il tumore sta rispondendo alla terapia. Anche questa ricerca viene condotta nell’ambito di una collaborazione tra Politecnico e Ospedale San Raffaele.
Questi studi potrebbero quindi ampliare l’offerta tecnologica per migliorare l’approccio diagnostico del tumore al seno, coniugando precisione, efficacia e sicurezza per la salute.