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Padova, capitale europea del volontariato 2020: l’esperienza di Volontà di Vivere durante l’emergenza

Padova – “Il volontariato non ama il clamore, non gradisce la riconoscenza, preferisce l’operoso silenzio” sottolineava il 7 febbraio Emanuele Alecci, presidente del Centro Servizio Volontariato patavino, in occasione della cerimonia inaugurale di Padova Capitale Europea del Volontariato 2020.

Due settimane più tardi, proprio alle porte del capoluogo veneto, sarebbe esplosa l’emergenza sanitaria che tuttora ghermisce il Paese, costringendo le associazioni a rivedere i programmi, spostando la riflessione culturale dalle piazze al web “in un modo nuovo di attivarci in maniera responsabile, sicura e coordinata”. Così ha fatto l’associazione Noi e il cancro – Volontà di Vivere Onlus, attiva fin dal 1979 a Padova, come centro di riabilitazione psico-fisica per i malati oncologici e, in modo particolare, per la donna operata di tumore al seno.

La valorizzazione, l’assistenza e il sostegno sono le tre parole-chiave che riassumono l’operato di Volontà di Vivere: partendo dalla consapevolezza che il trattamento puramente clinico sia insufficiente per il completo recupero psicofisico del paziente oncologico, l’associazione propone dei servizi di supporto alla persona e alla famiglia affinché venga migliorato quell’equilibrio tra corpo e mente che il tumore rompe. 

Lo stop

A seguito del decreto dell’8 marzo, quando la provincia di Padova è stata inserita nelle cosiddette “zone arancioni”, l’associazione si è dovuta fermare. A tutela degli utenti, delle volontarie e dei collaboratori, la presidente Anna Donegà ha deciso la sospensione di tutti i servizi e la chiusura della sede inizialmente fino al 3 aprile, riservandosi una proroga, cosa che poi è avvenuta a seguito delle indicazioni del presidente del Consiglio dei Ministri. Da quel giorno, sono state avvertite tutte le persone che usufruiscono dei nostri servizi ed i contatti sono stati anche un modo per sincerarsi delle condizioni e dei bisogni di ciascuno. L’indirizzo di posta elettronica è stato presidiato dalla segreteria in tempo reale, così come il numero di cellulare dell’associazione. La comunicazione è stata tempestiva grazie anche al ricorso congiunto di canali social (facebook, twitter e instagram), sito e newsletter periodica.  Supporto fondamentale per la comunicazione sono state le volontarie e le due studentesse di psicologia che avevano iniziato il tirocinio in presenza a inizio anno e che lo hanno concluso in via telematica collaborando alla gestione dei social e all’introduzione dei contenuti.

Il supporto psicologico

Prima della quarantena, l’associazione garantiva il servizio di psicologia per pazienti e familiari per tre pomeriggi a settimana, gruppo di auto mutuo aiuto per pazienti, servizio “Il medico ti ascolta”. Dopo la serrata, l’associazione si è mobilitata per assicurare a tutti gli utenti il contatto diretto con le psicologhe. Le due professioniste di Volontà di Vivere hanno dato disponibilità come riferimento per le pazienti e redatto una sorta di vademecum psicologico, divenuto poi un video reperibile nel canale YouTube dell’associazione.

Fondamentale l’apporto delle volontarie, alcune delle quali si sono rese disponibili a tenere il contatto per i casi di necessità di pazienti e familiari. Anche le persone che si sono rivolte all’associazione per la prima volta durante la quarantena – nell’impossibilità di accedere alla sede – hanno potuto contare sull’ascolto empatico che caratterizza la mission di Volontà di Vivere. Allo stesso modo, il servizio “Il medico ti ascolta”, uno spazio di dialogo tra medico e paziente curato in associazione dall’oncologo Adriano Fornasiero, si è trasformato in possibilità di consulto telefonico.

La riabilitazione fisica

Prima della quarantena, l’associazione offriva un servizio di linfodrenaggio manuale tutte le mattine e due pomeriggi a settimana, una sessione a settimana di ginnastica dolce e una di yoga. Durante l’emergenza, Volontà di Vivere non ha tralasciato l’aspetto fisico della riabilitazione e grazie alla disponibilità di fisioterapista e insegnante di ginnastica ha raccolto suggerimenti per prendersi cura di sé anche stando a casa, sotto forma di regole per la prevenzione del linfedema e di video di ginnastica per il mantenimento della forma. Anche questi contenuti sono stati resi disponibili nel canale YouTube dell’associazione.

La formazione

Nel mese di marzo, l’associazione era solita promuovere un’iniziativa di sensibilizzazione sulla prevenzione e sulla diagnosi precoce dei tumori nelle scuole superiori. Il cosiddetto “Progetto Martina” prevede un ciclo di incontri in sede con lo specialista (dedicati a singoli argomenti). Grazie alla disponibilità dei medici specialisti e all’interesse dei docenti,  il progetto è stato portato ugualmente a termine con incontri su piattaforme telematiche dedicate. L’associazione ha confermato inoltre il ciclo degli incontri con gli specialisti, appuntamenti pensati in presenza in sede a partire da marzo e convertiti in incontri virtuali. Ad aprile è partito anche un progetto di yoga e mindfulness sulla piattaforma zoom. Le due coordinatrici del percorso (l’insegnante di yoga Lili Vucic e la psicologa Cristina Landi) hanno coinvolto una trentina di persone.

La ripartenza

Lunedì 4 maggio l’associazione ha finalmente riaperto la sede. Durante le prime due settimane sono ripartiti i lavori di segreteria, con il personale in alternanza, per riorganizzare i servizi in sicurezza e secondo disposizioni: dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti e visiere) e gel sanificante. Per garantire le condizioni di sicurezza, è stata installata una barriera di plexiglass tra le postazioni della segreteria. Davanti a ciascuna postazione sono state posizionate delle segnalazioni di distanziamento a terra e sia all’ingresso che all’interno dell’associazione è stata predisposta una cartellonista ad hoc con le indicazioni da seguire e le raccomandazioni del ministero della salute. La settimana del 18 maggio ha segnato il rientro di utenti, volontari e professionisti, con una gestione che prevede accessi unicamente su appuntamento e senza accompagnatori. Il numero degli appuntamenti del linfodrenaggio e della psicologia è al momento ridotto.

“L’immagine più bella di questo rientro è la prima paziente entrata per un colloquio con la psicologa che entra in sede con una rosa da regalare alla dottoressa, come segno di gratitudine per averla seguita in quarantena”

“Contiamo di poter ripartire a pieno regime quanto prima perché il calore dell’accoglienza di persona, caratteristica dell’associazione, rimane difficile da trasmettere a distanza” sostiene la presidente Anna Donegà, che rivela: “Di certo, ciò che questa emergenza ci ha insegnato è che la creatività e la passione permettono di superare anche gli ostacoli che sembrano insormontabili e che rallentare e vivere diversamente il nostro tempo e le nostre relazioni, anche a distanza, fa bene anche al di là della pandemia. E come è ricordato anche in sede, sembra sempre impossibile farcela, finché non ce la fai“.