A.P.S. EUROPA DONNA ITALIA
VIA CONSERVATORIO 15
20122 MILANO
TEL 02 36709790
SEGRETERIA@EUROPADONNA.IT
IBAN: IT32 J030 6909 6061 0000 0013 702
CF: 97560520153

n

Europa Donna

Screening mammografico, l’imperativo è ripartire. Ma come?

Nei mesi scorsi, la pandemia di Covid-19 ha costretto le Regioni e le Province autonome a sospendere lo screening mammografico di primo livello dando priorità alle misure di contenimento del contagio e alla sicurezza di operatori sanitari e pazienti. Tuttavia, il ritardo nella diagnosi può peggiorare la prognosi della malattia: a due mesi dall’inizio dell’emergenza sanitaria i tempi sembrano maturi per avviare un ragionamento sulla ripresa dei programmi.

[su_pullquote]LIVIA GIORDANO è epidemiologa presso il Centro di riferimento per l’Epidemiologia e la Prevenzione oncologica in Piemonte[/su_pullquote]

In questo momento è difficile tracciare un quadro nazionale poiché esistono realtà molto diverse. Durante l’emergenza, l’accesso agli ospedali è stato scoraggiato o comunque limitato, le attività ambulatoriali sono state interrotte, alcuni reparti sono stati riorganizzati quando non trasferiti. In Piemonte, il rapporto con le donne è stato mantenuto tramite i medici di base, pronti a segnalare sintomatologie sospette. Di certo, negli ultimi due mesi l’invito ai programmi di screening mammografico di primo livello è stato sospeso ovunque poiché molte strutture non potevano garantire le misure di prevenzione contro il virus. Mentre gli accertamenti di secondo livello, pur con grande difficoltà, sono stati sempre conclusi.

Tanto le donne quanto gli operatori desiderano che la ripresa dei programmi di screening inizi il prima possibile. Il ritardo finora accumulato è di circa due mesi; l‘obiettivo realistico è di ripartire entro l’estate, possibilmente anche prima. Tuttavia, la ripresa sarà necessariamente lenta per evitare il sovraffollamento. Bisogna infatti procedere con cautela, che non significa ‘andare adagio’ bensì agire con accortezza, adottando una serie di precauzioni che non vanifichino l’opera di contenimento del virus. A dare il “via libera” sarà infatti l’unità di crisi istituita da ogni Regione. Molte di queste si sono già dotate di raccomandazioni adattabili alle esigenze delle varie strutture presenti nel territorio. Non basterà che gli operatori sanitari e i cittadini indossino dispositivi di protezione individuale. Andranno previste procedure per la sanificazione degli ambienti e della strumentazione. Le norme per gli esami di secondo livello, come le biopsie, dovranno essere ancora più stringenti.

Il triage, per identificare possibili casi sospetti di Covid19, dovrà seguire le modalità messe in atto dalle singole aziende e, salvo eccezioni, le persone invitate all’esame non potranno farsi accompagnare. Mentre nelle sale d’attesa potrebbero venire installati dei segnaposti per evitare assembramenti. Un’altra ipotesi consiste nel diluire l’afflusso in ospedale ampliando le fasce orarie o aumentando i giorni della settimana in cui vengono svolti gli esami. Anche la modalità di invito al test di screening dovrà cambiare per aumentare in efficienza ed eliminare la possibilità di overbooking. Gli appuntamenti non potranno più essere prefissati ma andranno concordati. E questa è un’altra sfida poiché la soluzione più semplice, ovvero il contatto telefonico, è insostenibile nel lungo periodo. Inoltre, almeno nelle prime fasi della ripartenza, potrebbero essere adottati dei criteri di priorità, come dare la precedenza a chi si è presentato agli esami precedenti e ha un appuntamento in scadenza.

Insomma, terminata l’emergenza, i programmi di screening potrebbero essere molti diversi da come eravamo abituati. Il che non è necessariamente un male; la situazione attuale potrebbe dare modo di rivedere alcuni aspetti dell’organizzazione del processo di screening mammografico, come per esempio le modalità di contatto con l’utenza e quelle comunicative. Ad oggi è impossibile stimare l’impatto dell’emergenza sanitaria sull’incidenza dei tumori. Andrà valutato in un secondo momento ed i programmi di screening si stanno preparando per essere in grado di stimarlo. La cadenza ottimale di un programma di screening mammografico è di due anni per le donne tra i 50 ed i 69 anni. Al momento il ritardo è ancora contenuto ma occorre agire in fretta per non accumularne altro mettendo in atto tutte le strategie organizzative necessarie: prima riusciamo a ripartire meglio è.