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È italiana la prima Breast Unit della Palestina

Betlemme – “Da oggi anche in Palestina è possibile effettuare tutti gli esami diagnostici, dalla ecografia alla mammografia, alla biopsia, per lo screening del tumore al seno. I risultati saranno disponibili entro una settimana e in caso di neoplasia si potrà intervenire subito”. Le parole di Nafez Sarhan, direttore della prima Breast Unit palestinese, inaugurata a Beit Jala, riassumono il grande passo avanti che permette alla sanità palestinese di allinearsi ai più alti standard europei grazie a un ampio progetto di cooperazione internazionale. Le donne palestinesi che sospettavano un tumore alla mammella non dovranno più aspettare mesi e recarsi all’estero per curarsi (per lo più in Giordania e Israele o addirittura in Europa, con trasferte che potevano durare anche mesi e avere notevoli costi): ora possono farlo presso il primo e unico centro multidisciplinare di senologia del proprio Paese nell’ospedale di Beit Jala grazie alla collaborazione tra l’Ufficio di Gerusalemme dell’Agenzia Italiana della cooperazione allo sviluppo, ELIS Ong che ha elaborato il progetto, e Università Campus Bio-Medico di Roma che ha messo a disposizione i medici e l’esperienza della Breast Unit attiva presso il suo policlinico universitario. Insieme al ministero della Sanità del governo palestinese hanno disegnato gli ambienti, organizzato le attività secondo i protocolli più moderni e formato i professionisti locali, portando la senologia palestinese al livello delle Breast Unit europee.

Il reparto dell’ospedale di Beit Jala, recentemente ristrutturato e adattato, può contare su un ecografo, un mammografo con tomosintesi e sistemi informatici. Nei suoi primi mesi di attività ha visto lo svolgimento di corsi di formazione in Italia e in Palestina per il personale medico, paramedico, tecnico ed amministrativo palestinese; sono state effettuate ricerche congiunte sulla patologia; e attività di sensibilizzazione sulla malattia. “Nei mesi scorsi ci siamo impegnati per trasferire l’esperienza della Breast Unit del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico a medici e infermieri palestinesi” ha ricordato Vittorio Altomare, responsabile della Breast Unit romana e direttore scientifico del progetto. “Il nostro è stato un percorso scientifico e umano molto ricco, che ha permesso di colmare un vuoto molto importante nella sanità palestinese. Noi continueremo a essergli vicini per accrescere questo patrimonio e portare il loro tasso di guarigione ai livelli delle donne europee. Nei prossimi mesi infatti apriremo un reparto di ricovero dedicato alle donne, daremo il via all’utilizzo della tecnica a ultrasuoni intraoperatoria per la chirurgia oncoplastica, acquisiremo una nuova tecnica per l’individuazione del linfonodo sentinella. Insieme daremo vita a uno studio scientifico e infine, nel marzo 2019, terremo il secondo convegno congiunto italo-palestinese presso la sede dell’Università Campus Bio-Medico di Roma”.

Il progetto punta a seguire almeno 150 pazienti l’anno in tutte le fasi del percorso diagnostico-terapeutico (diagnosi, trattamenti e controlli programmati successivi) pari a circa il 40% di tutti i casi di tumore al seno (387 nel 2014, secondo il ministero della Sanità palestinese). I numeri della Breast Unit palestinese sono in costante crescita: solo nei primi due mesi di attività la Breast Unit di Beit Jala ha aiutato più di 300 donne di tutta la Palestina a verificare precocemente  la presenza di un tumore e a intervenire tempestivamente, facendo al tempo stesso risparmiare alla sanità palestinese l’equivalente di oltre duecento mila dollari per le sole indagini diagnostiche. Di esse circa 26 hanno scoperto di avere un cancro al seno in fase precoce. Sul fronte della prevenzione 130 di esse hanno effettuato più di un esame e circa 30 hanno potuto, per la prima volta in assoluto in Palestina, effettuare l’esame stereotassico delle microcalcificazioni, che nella maggior parte dei casi portano a un tumore. Prima dell’apertura della Breast Unit le donne palestinesi che volevano effettuare screening oncologici dovevano aspettare fino a 6 mesi, un lasso di tempo in cui le condizioni di salute possono aggravarsi seriamente. In Cisgiordania il cancro è causa diretta di circa il 13,7% dei decessi totali e il tumore al seno è la neoplasia più frequente, con una percentuale di casi pari al 16,9% del totale: per questo la prevenzione è la sola arma per combatterlo efficacemente e salvare vite umane.

“La Breast Unit è l’emblema della condivisione delle esperienze tra medici, specialisti e tecnici di radiologia di due popoli: italiano e palestinese – ha dichiarato Jawad Awwad, ministro della Salute della Palestina – Questo ha permesso di introdurre, per la prima volta in Palestina nuove metodiche che hanno portato risultati eccezionali, dimostrando l’importanza della comunicazione e della condivisione al di là delle differenze culturali. Non può che renderci onore poter fornire alla popolazione un servizio paragonabile agli standard italiani ed europei”. Ma l’avvio della Breast Unit di Beit Jala è anche una grande esperienza di umanità, in una comunità in cui sta crescendo la consapevolezza del valore della prevenzione: “La Breast Unit ha portato un grande cambiamento nel nostro paese – ha sottolineato Nida Khalil, tecnica di radiologia e operatrice della Breast Unit di Beit Jala – appena una donna sospetta un problema al seno noi oggi possiamo effettuare una biopsia, conoscere lo stadio della malattia e curarla. Sono andata personalmente nei mercati e per le strade e ho invitato le donne a utilizzare il nostro centro per fare prevenzione”.